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Intervista al Presidente Anci Campania Marino: “Costruiamo insieme il modello Campania”

di Francesco Avati

Carlo Marino, 52 anni, sposato e padre di quattro figlie. Nel 1994 ha iniziato la carriera forense specializzandosi in diritto amministrativo. Inizia la sua esperienza negli enti locali nel 2000 come consigliere comunale. Dal 2016 è sindaco di Caserta. Alla fine dello scorso anno è stato eletto all’unanimità dall’assemblea dei sindaci della Campania presidente della sezione regionale ANCI.

Presidente Marino, la sua elezione alla guida di Anci Campania risale ad appena qualche mese fa. Subito dopo essere stato eletto, parlando degli obiettivi di mandato si soffermò sulla volontà di rappresentare e tenere insieme realtà molto diverse tra loro: da un lato le grandi città densamente popolate, dall’altro i piccoli comuni con l’incubo della desertificazione. Che Campania ha trovato e che bilancio può fare di questi primi mesi?

Intanto, ripensando a quella elezione, devo dire grazie ai sindaci che mi hanno votato all’unanimità per rappresentare non soltanto una categoria ma soprattutto le nostre comunità e quell’esigenza di fare rete per dare risposte ai nostri cittadini. Su questo fronte, il primo passo importante da compiere è quello di stare insieme, di costruire un modello, che non sia quello dei sindaci né il modello degli amministratori ma un modello sociale che ci aiuti a valorizzare le best practice e a formare i migliori amministratori del futuro. Ecco perché abbiamo da subito voluto concentrarci sui piccoli comuni, 300 in Campania: perché lì, anche lì, ci sono idee, progettualità e buone pratiche che potrebbero essere maggiormente sostenute. Per fare questo abbiamo costruito un direttivo importante, 56 sindaci che vogliono rappresentare l’intera Campania, e un esecutivo che rispecchia le realtà politiche di tutto il territorio. Si badi bene, qui in associazione non esistono colori di partito ma un unico colore che accomuna tutti e che si chiama comunità. Su questo vogliamo costruire il modello Campania.

La crisi del Coronavirus vi ha costretto a rinviare anche l’importante confronto con tutti i sindaci si terrà il 28 e 29 febbraio al Belvedere di San Leucio.

I motivi di questa sofferta decisione risiedono nella necessità, da parte della nostra Associazione, di adottare ogni forma precauzionale in questo delicato frangente, con le nostre comunità preoccupate per il diffondersi dell’emergenza sanitaria del Coronavirus e la presenza di nuovi eventuali focolai. In queste ore i sindaci, principale front-office delle nostre città, sono diventati i terminali a cui, in modo arrembante, si rivolgono cittadini e residenti per ottenere informazioni sui comportamenti da tenere. Non sarebbe stato un bel segnale ‘distrarli’ da questo dovere civico, proponendo loro di partecipare a una iniziativa associativa, seppur importante. È il momento in cui la nostra comunità regionale di sindaci e amministratori locali si deve unire nel fronteggiare, con i nervi saldi e a tempo pieno, una crisi i cui sviluppi speriamo siano positivi ma le cui implicazioni, sociali ed economiche, sono ancora sconosciute. Perciò al momento dobbiamo essere tutti concentrati a svolgere con dedizione e cura l’impegno a cui siamo stati chiamati.
Infine, colgo l’occasione di ringraziare uno ad uno quanti avevano dato la loro disponibilità a partecipare alla nostra iniziativa. Dai ministri Costa, Di Maio e Manfredi, al sottosegretario De Cristofaro, al presidente della Giunta Regionale De Luca ai parlamentari nazionali e regionali, ai vertici di Anci, Decaro e Bianco, ai tanti sindaci ed esperti che avevano assicurato la loro qualificata presenza ai nostri workshop. Un ringraziamento particolare al rettore dell’Università Vanvitelli, Paolisso, e ai tanti giornalisti impegnati a moderare i nostri panel. Si tratta comunque di un rinvio, do a tutti appuntamento a una prossima occasione, speriamo più fortunata.

Sul tavolo, proprio nel momento in cui esplode la crisi del COVID-19, diventa sempre più acuto il problema dei tagli agli enti locali che impongono probabilmente oggi agli amministratori strategie nuove.

Per costruire ottime procedure amministrative e per poter, soprattutto noi realtà del Sud, rappresentare al meglio i nostri territori, dobbiamo cercare di affrontare le best practice, le azioni di governance in modo concreto, chiaro, specifico. Ecco perché sentiamo quotidianamente la necessità di confrontarci, anche se siamo quotidianamente impegnati a fronteggiare un’emergenza sanitaria imprevedibile fino a un mese fa. Il nodo principale, evidentissimo proprio in questi frangenti di crisi, resta quello del personale, punto su cui oggi scontiamo un deficit notevole. E questo perché da un lato abbiamo comuni in dissesto o in predissesto che non possono fare assunzioni, dall’altro normative, come quota 100, che incentivando i pensionamenti non creano le condizioni perché le cose migliorino. La sfida non è soltanto quella di fare più assunzioni nella pubblica amministrazione ma soprattutto di fare assunzioni di qualità. Ci servono nuovi mestieri, nuova innovazione e nuovi servizi, a partire dalla comunicazione alla cittadinanza, punto molto sensibile proprio in questi giorni convulsi di Coronavirus. Per fare tutto questo abbiamo bisogno di costruire una migliore contabilità finanziaria dell’ente.

Cosa proponete?

Sul tema della riscossione, o meglio sul tema del rapporto con il cittadino rispetto alla riscossione, vogliamo aprire un fronte di discussione col governo nazionale per poter al meglio costruire, con le prossime finanziarie, soluzioni ottimali per i nostri comuni. I sindaci, si badi bene, sono portatori di interessi positivi, il front-office rispetto alle esigenze dei cittadini. Sono quelli chiamati ad affrontare anche temi, a volte, non di loro specifica competenza, quelli chiamati ad agire comunque, col coraggio e la consapevolezza di dover creare la speranza di costruire un futuro. Noi siamo convinti che proprio attraverso gli amministratori locali si possa costruire un Paese migliore. Ecco perché siamo pronti a mettere in campo proposte, che non sono quelle del partito dei sindaci ma le proposte che giungono dai nostri territori e dalle nostre comunità.

A proposito di personale, dopo l’esperienza avviata in Campania cosa pensa di un Piano per il Lavoro per la riqualificazione della pubblica amministrazione?

Beh, già c’è stata un’apertura importante da parte del governo sul tema del personale, di come possono essere aperte nuove assunzioni negli enti pubblici. Rispetto a questo aspettiamo che il governo metta in campo i decreti perché lì c’è la sfida: la risposta ai grandi pensionamenti e ai grandi sottodimensionamenti delle piante organiche dei comuni, che significano soprattutto diminuzione di servizi a favore dei cittadini, è nella qualità delle assunzioni. Servono nuove professioni, come detto, e, diciamo la verità, anche un bel po’ di giovani che possano costituire linfa nuova non soltanto sotto l’aspetto tecnico ma anche sotto l’aspetto passionale, con loro vita, le loro speranze, la loro capacità di mettere creatività ed entusiasmo.

Un altro tema importante nell’agenda politica del governo e dei territori è quello dell’autonomia differenziata. Qual è, in merito, la posizione di Anci Campania?

La vicenda del Covid-19 dimostra come ci sia necessità ancora di più di un tessuto unitario, di un cemento che assicuri la robustezza della trama istituzionale, da Nord a Sud.  La nostra idea su questo punto l’abbiamo già espressa ripetutamente ed è chiara. Il tema vero non è quello delle autonomie differenziate, alle quali la modifica del titolo V della Costituzione ha già dato un’apertura fondamentale, ma quello dei livelli essenziali dei servizi che dobbiamo garantire ai cittadini. La differenziazione non deve essere sulla capacità di avere o meno risorse ma sulla capacità di gestire bene queste risorse. Insomma, non ci vogliamo sottrarre al confronto. Del resto, la partita non è tra Nord e Sud ma tra territori e la si gioca sul campo della qualità della proposta amministrativa, che può esserci al nord come al sud. La vera sfida sta nell’aumentare, dove ci sono debolezze, la capacità del Paese di garantire livelli minimi di risposte alle esigenze dei cittadini. Per dirla in parole povere, il Sud non ha bisogno di aiuti ma di opportunità. Rafforzare la sua competitività attraverso un modello sociale significa prima di tutto rafforzare il Paese nella difficile sfida della globalizzazione.

Cosa si augura che emerga dalla crisi del Coronavirus che stiamo vivendo?

La risposta fornita dai sindaci, in queste prime settimane di emergenza, è stata straordinaria in termini di abnegazione, passione e responsabilità. Alla fine questa crisi credo che si rafforzerà l’immagine dei sindaci della Campania. I quali stanno dando una grande prova di forza, qualità e civismo. Avremo una comunità migliore, ne sono convinto. L’Italia nasce sui comuni e sulle signorie e rispetto a quella storia noi abbiamo il dovere di rivitalizzare e riqualificare anche il nostro ruolo, partendo proprio dalle difficoltà e dalle emergenze che stiamo affrontando, tutti insieme, in questi giorni. La sfida in corso ci renderà più forti, più determinati, più credibili. E lo vedo soprattutto nel ruolo che stanno giocando i giovani amministratori che assolvono il loro compito mettendoci il cuore, e scrivendo una pagina nuova per la Campania. Insieme, tutti insieme, possiamo costruire un modello per il futuro delle nostre terre, un modello che deve chiamarsi modello Campania.

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