di Felice Fasolino
Nelle politiche di sostegno e sviluppo europee le Città sono considerate, al contempo, causa e soluzione delle difficoltà di natura economica, ambientale e sociale. Le aree urbane d’Europa ospitano oltre due terzi della popolazione dell’UE, utilizzano circa l’80% delle risorse energetiche e generano fino all’85% del PIL europeo. (si veda: “Politiche europee e città. Lo sviluppo urbano sostenibile nella politica di coesione”)
Queste aree, veri e propri motori dell’economia europea, fungono da catalizzatori per la creatività e l’innovazione, ma sono anche i luoghi in cui vari problemi persistenti, quali ad esempio disoccupazione, segregazione e povertà, raggiungono i livelli più allarmanti. In quest’ottica, le politiche urbane assumono un’importanza transfrontaliera, ragion per cui lo sviluppo urbano riveste un ruolo di primo piano nella politica regionale dell’Unione Europea.
Per questo, sempre di più, la maggior parte delle politiche europee, e una parte molto significativa della normativa comunitaria, presenta una dimensione urbana e le città sono riconosciute come il luogo dove molte delle sfide che la UE è chiamata a sostenere devono essere affrontate.
In Italia, nel periodo di programmazione 2014/2020, la politica di coesione ha visto affermarsi, ad un livello significativo, iniziative complesse dotate di organicità con programmi dedicati alle aree urbane (PON Metro e POR regionali con azioni integrate per lo sviluppo urbano sostenibile e con “Assi urbani” o “ITI).
Questa dimensione strategica diventa ancora più pregnante nell’impostazione delle politiche di coesione per il ciclo programmatico 2021/27 con un ulteriore obiettivo di concentrazione e aggregazione tematica per il finanziamento di politiche su aree urbane complessive e non operazioni singole avulse da un contesto strategico. Viene anche ribadito negli atti di indirizzo degli Organi Europei che le operazioni a sostegno dello sviluppo territoriale devono discendere da precise strategie indicanti l’area geografica interessata, l’analisi di esigenze e potenzialità, il conseguente approccio integrato adottato e il coinvolgimento dei partner nella preparazione e attuazione della strategia.
Per l’Italia, la Commissione ha riconosciuto il rilievo delle differenti situazioni territoriali e ha incoraggiato a perseguire strategie territoriali per tutte le tipologie di territori secondo le diverse necessità e opportunità.
In questo panorama complessivo le politiche di coesione declinate dalla Regione Campania hanno anticipato fin dalla programmazione 2007/2013 l’approccio dello sviluppo urbano come leva complessiva di sviluppo e le città di medie dimensioni come area strategica d’intervento.
La Regione Campania ha scelto di puntare a rafforzare la rete delle Città medie che rappresentano i nodi di un territorio policentrico e riconosce a queste un ruolo di traino dello sviluppo territoriale come centri di servizi che si diffondono sui territori anche oltre i confini amministrativi.
La Strategia regionale Sviluppo Urbano Sostenibile canalizza, quindi, le risorse disponibili per promuovere il potenziamento e l’innovazione di servizi ai cittadini e ai soggetti economici e sociali con un approccio integrato e multisettoriale che sappia esaltarne i punti di forza e, al contempo, sappia superare alcuni fattori di debolezza, privilegiando uno sviluppo sostenibile teso ad offrire servizi ambientali, sociali ed economici di base alla comunità, senza ,così, creare una minaccia alla vitalità del sistema naturale, urbano e sociale che da queste opportunità dipendono.
La Campania ha puntato sulla dimensione delle Città medie, così come individuate fin dalla programmazione 2007/2013 e confermate nel 2014/2020, individuando tali ambiti come quelli in cui si concentrerà l’attuazione della policy di sviluppo territoriale integrato, utilizzando lo strumento della “delega di funzioni”.
Il pieno coinvolgimento, dalla selezione delle operazioni fino alla loro completa attuazione, ha consentito di sviluppare un modello di governance “nuovo” che è, ad oggi, riconoscibile come buona pratica, per la capacità delle strutture amministrative e tecniche delle città di gestire programmi complessi, di favorire una migliore programmazione e una più mirata progettazione degli interventi, di elevare l’integrazione tra i vari uffici coinvolti nelle procedure di attuazione dei Programmi.
Una governance multilivello, istituzionale e tecnico amministrativa, che consolida una filiera istituzionale e avvicina la programmazione e l’Europa ai territori.
La realtà, sociale, economica, e anche le limitate energie e competenze riscontrabili nell’erosione della dotazione di personale si possono tradurre in limiti e debolezze nell’impatto complessivo delle politiche e di depotenziata efficacia del modello di governance, ma sono oggettivi anche i positivi risultati riscontrati.
Una sfida vincente richiede ulteriori sforzi per affermare definitivamente il modello.
Questo modello, oltre a prevedere un’obbligatoria fase di ascolto del territorio per la definizione della strategia, ha introdotto alcuni strumenti nuovi di confronto come il “Tavolo città” che è un organismo di concertazione, confronto e definizione di percorsi di programmazione tra le città medie e la Regione Campania. “La cabina di Regia” presieduta dal Sindaco e composta da tutti i soggetti istituzionali e tecnici che incidono sulle procedure per l’attuazione dei programmi della città, è un organo di confronto e di semplificazione amministrativa.
Il “Sistema di Gestione e Controllo”, con la costituzione di un ufficio dedicato nell’ambito dell’organizzazione del comune, è il sistema di procedure, strumenti ed adempimenti che la città utilizza per l’attuazione degli investimenti.
La programmazione 2007/2013 si è conclusa con un impatto di tale approccio che ha consentite di completare oltre 450 progetti con un importo di spese certificate a valere sul FESR di circa 500 milioni di Euro.
Nel 2014/2020 ad oggi sono stati programmati 246 milioni di Euro e ad oggi sono attivati 13 Accordi di Programma per circa 160 milioni di Euro.
La consistenza dei numeri e il consolidamento dello strumento confermano una sfida raccolta dal territorio e dagli attori istituzionali che chiama, però, tutto il modello di governance a confermare la capacità di attuazione dei progetti nella chiusura del programma in corso e può essere anche il filo conduttore per avviare immediatamente la programmazione e l’attuazione del prossimo periodo in continuità, massimizzando l’impatto atteso dalle politiche di sviluppo urbano.