di Pasquale Granata
L’amministrazione di un comune di qualsivoglia estensione territoriale e dimensione demografica, quale che sia la sua vocazione, sia essa turistica, industriale, agricola, è una attività sempre più complessa ed articolata che richiede non soltanto passione e dedizione incondizionata, ma soprattutto una profonda conoscenza dei processi ed una idonea sensibilità nell’interpretazione dei molteplici meccanismi politico-amministrativi. La gestione di un territorio, ed ancor più di una collettività, comportano un incessante impegno e delle serie responsabilità, dal momento che gli effetti delle decisioni politiche, e dei conseguenti atti amministrativi, si riverberano in maniera pressoché definitiva sulla vita dei cittadini e delle imprese, sugli equilibri dell’ambiente e del territorio e più in generale sull’intero tessuto socioeconomico.
Ciononostante, il fascino del cimentarsi nel difficile mestiere dell’amministratore locale è intramontato, anche tra i giovani: in Campania circa il 20% delle cariche pubbliche locali è ricoperto da under 35. Sono in tanti i sindaci, gli assessori ed i consiglieri comunali motori di sviluppo e di promozione dei propri territori, impegnati nella pianificazione ed attuazione di azioni concrete tese a rendere le proprie città e paesi dei luoghi moderni, civili e sicuri. E molti sono quelli che hanno deciso di sfidarsi nel confrontarsi con l’esperienza politica e di percorrere quotidianamente l’idea del proprio mandato come funzione sociale insostituibile mossa esclusivamente dalla ricerca del benessere comune, una scelta di riconsiderazione positiva dell’impegno sociale, culturale e politico che intende la Democrazia non semplicemente come tecnica dell’amministrazione, bensì come tensione costante alla condivisione coi cittadini, come responsabilità verso la collettività, e come scelta di trasparenza nell’azione pubblica.
Ebbene nessun ente come il comune consente di realizzare tali propositi. Il municipio – come sosteneva Don Luigi Sturzo, ai vertici dell’ANCI nei primi anni dello scorso secolo – può considerarsi una vera grande “palestra di democrazia”, poiché è lì che si sostanzia la vera partecipazione dei cittadini, al punto che nella vita e nell’attività comunale egli ravvedeva persino i profili dell’attuazione di una forma di democrazia diretta.
Tuttavia, come l’indimenticato Eduardo Racca ammoniva, i buoni propositi e gli entusiasmi politici, per realizzarsi devono necessariamente passare attraverso la padronanza di complesse e diversificate materie e la conoscenza di un apparato normativo di notevoli dimensioni ed estremamente frastagliato, la cui consapevolezza approfondita in termini di istituti e procedure e soprattutto l’interpretazione attuativa può acquisirsi esclusivamente col tempo e sul campo, ricoprendo incarichi diversi e via via più impegnativi, ingaggiandosi nella risoluzione di problematiche concrete, studiando e consultando professionisti e colleghi più esperti.
In quest’ottica si colloca la pubblicazione, da parte di IFEL Campania, di un’edizione del Vademecum rivolta agli amministratori locali campani. Coniugando aspetti giuridici e tecnici, non è soltanto un manuale che possa assicurare la regolare esecuzione del proprio mandato, ma va inteso anche come una “bussola” per chi nel confrontarsi quotidianamente con materie delicate come lavoro, digitalizzazione, sostenibilità, inclusione, internazionalizzazione, vuole che il proprio comune sia un luogo privilegiato di esercizio della democrazia e dove, nel rispetto delle regole, sia possibile accogliere idee, avanzare proposte, garantirne il pieno e consapevole consenso e soprattutto assicurarne la realizzazione.