di Salvatore Parente
Uno dei tanti problemi che stanno condizionando l’agenda politica delle nazioni più influenti del pianeta è di certo l’inquinamento ambientale, il riscaldamento globale e la massiva presenza di anidride carbonica nell’atmosfera. Protocolli, obiettivi condivisi, green new deal, tecnologie verdi, tasse sui combustibili fossili e incentivi sulle rinnovabili. Tante, infatti, sono le lodevoli iniziative per cercare di ridurre le emissioni ed alleggerire il carico di ga serra presenti.
Oggi però, proprio dalla città nipponica celebre per il famoso protocollo di Kyoto – che prevede l’obbligo per i Paesi firmatari di ridurre le emissioni di elementi inquinanti – potrebbe arrivare la soluzione alla presenza di CO₂ nell’aria. I ricercatori dell’università cittadina, in collaborazione con quella di Tokyo e di quella cinese di Jiangsu, hanno messo a punto una struttura metallo-organica fatta di ioni di zinco e componenti organiche capace di riconoscere in maniera selettiva il biossido di carbonio, catturarlo e renderlo riutilizzabile per la produzione di prodotti chimici. Come, ad esempio, il poliuretano (non proprio verde) che viene spesso impiegato per la produzione di vestiti e di imballaggi.
Questi ioni – per tornare alla procedura di cattura di CO₂ da parte di questi elementi – sono in grado di imprigionare come una aspirapolvere molecole di anidride carbonica con un’efficienza di almeno dieci volte superiore rispetto a tutti gli altri materiali impiegati nei vari esperimenti per simili operazioni. In aggiunta, il sistema è riutilizzabile – e dopo dieci cicli di reazioni lavora ancora con una discreta efficienza. In questo caso però il materiale-cattura CO₂ è precisamente un polimero di coordinazione poroso, abbreviato Pcp, e possiede una struttura molecolare a forma di elica. Quando le molecole di anidride di carbonio si avvicinano, l’elica inizia a ruotare, facendo da setaccio capace di intrappolare solo la CO₂. E, una volta imprigionato e isolato dall’atmosfera, il carbonio può essere convertito in altri materiali di varia applicazione. Una scoperta importante, di certo non l’unica per smaltire la CO₂, e che potrebbe migliorare le sorti del nostro pianeta.