EconomiaLavoroStay-cation tra turismo 4.0 e nuovi stili di lavoro

Stay-cation tra turismo 4.0 e nuovi stili di lavoro

di Francesco Miggiani

L’emergenza COVID-19 ha avuto un impatto particolarmente significativo sul sistema turistico italiano, che ha registrato forte contrazione delle presenze sia durante il lockdown sia nei mesi successivi, fortissima riduzione del turismo d’affari e incremento dei costi di gestione dovuti alle procedure di sanificazioni previste dai protocolli. Questa situazione di difficoltà ha avuto ripercussioni anche nel comparto dei trasporti (aerei e ferroviari), della ristorazione, delle attività congressuali, dei musei, creando un circolo vizioso che sta mettendo a rischio l’intero settore. Alcuni segmenti significativi del circuito turistico (la croceristica, le città d’arte), versano in una situazione di ancor più grave difficoltà.
È opinione tra gli specialisti del settore che al protrarsi delle limitazioni dovute alla pandemia il settore turistico rischi un declino irreversibile, a meno che non vengano messe in atto misure finalizzate a modificarne profondamente i modelli di business e conseguentemente le catene del valore delle diverse attività.
A proposito di innovazione del turismo, l’analisi di alcune realtà territoriali ha evidenziato che inizia a diffondersi un nuovo interessante paradigma che si aggancia direttamente alle esperienze che parecchie persone hanno avuto nel corso del lockdown: questo periodo infatti ci ha messi davanti alla possibilità di praticare una diversa organizzazione del nostro tempo lavorativo, ha dimostrato che è possibile (non solo possibile, ma anche socialmente accettabile) lavorare in posti diversi e talvolta remoti, ha fatto vedere che le riunioni virtuali (che si potevano fare anche prima, ma era relativamente poco praticate) non sono più un tabù; parecchi di noi, volontariamente o obtorto collo, si sono quindi trasformati in lavoratori da remoto, laddove “remoto” non significa necessariamente la propria abitazione in città, ma anche altre località.
Il nuovo paradigma di fruizione dei servizi turistici emergente è riassumibile nella formula “dalla vacanza alla presenza”, oppure (in inglese) nel neologismo “stay-cation” e si distingue per un mix di caratteristiche, variabili in funzione dei contesti, che possiamo sintetizzare in questo modo;
· la proposta turistica mette al centro “l’esperienza” dei visitatori, i quali quindi assumono un ruolo “attivo” nel contesto in cui sono inseriti:
· la presenza fisica presso una destinazione turistica tende ad avere una maggiore durata temporale, in quanto i visitatori possono presceglierla come sede lavorativa stabile in cui svolgere un’attività da remoto;
· il fruitore dei servizi turistici tende a diventare un componente della comunità in cui ha deciso di trascorrere il proprio tempo di vacanza/lavoro e di conseguenza partecipa a momenti topici della vita della comunità stessa.
È evidente che le realtà territoriali interessate a cogliere queste opportunità devono assumere una posizione proattiva, facilitando l’evoluzione dell’offerta di servizi, ad esempio di connettività, che vada nella direzione indicata: si tratterà quindi di avviare progetti di riconfigurazione dei centri storici, ma anche di investimento nelle strutture ricettive, nella formazione del personale, sulla cultura dei residenti nei territori, negli strumenti di comunicazione, nei rapporti con i tour operator etc. che portino progressivamente alla costruzione di “ambiente” complessivo favorevole alle nuove forme di fruizione turistica. Cogliere questa opportunità significa riprogettare il sistema di offerta avendo cura a tutte le interconnessioni sistemiche esistenti tra le componenti materiali e quelle “soft”, attraverso una serie di azioni che devono necessariamente vedere una stretta collaborazione tra la parte pubblica con gli operatori privati.
Alcune esperienze concrete, che in qualche modo hanno precorso questa nuova tendenza, danno testimonianza del fatto che questo approccio può effettivamente a funzionare e produrre risultati utili. Un caso interessante è quello della città di Matera, che aveva già costruito, in occasione dell’anno da capitale europea della cultura nel 2019, una lungimirante strategia e una proposta turistica centrata sulla valorizzazione del patrimonio storico e identitario del luogo, e a valori quali l’autenticità, la storia e le risorse ambientali. È noto che questa strategia ha prodotto risultati molto positivi in termini quantitativi (numero di presenze) ma anche di “qualità” dei visitatori, con tutte le positive ricadute economiche conseguenti. Il coinvolgimento nell’offerta turistica del territorio in senso ampio si è rivelata un ulteriore fattore di attrattività e ha avuto un effetto positivo sulla soddisfazione dei visitatori. La visibilità e la positiva reputazione acquisita nell’anno di Capitale Europea della Cultura hanno fatto sì che Matera e il suo territorio siano state tra le poche destinazioni italiane in cui si è verificato un incremento di visitatori nel periodo successivo alla riapertura post-pandemia.
Un secondo caso è quello del Fun Cultural Park di Favara (Agrigento); questa iniziativa, attiva ormai da diversi anni, consiste in uno spazio culturale di nuova generazione localizzato nel Borgo Vecchio di Favara, in cui sono state realizzate residenze per artisti e spazi espositivi per eventi di elevata qualità e di respiro sovente internazionale; l’offerta “core” viene periodicamente arricchita con proposte dirette a segmenti specifici di visitatori (ad esempio, corsi di architettura per giovani, esperienze gastronomiche particolari etc.).
Anche nella Campania, nell’ambito delle progettualità della Strategia regionale per le Aree Interne, si possono annoverare interessanti realizzazioni che vanno nella direzione indicata e per le quali è ipotizzabile, nel contesto post-pandemia, un salto di qualità e di scala dimensionale: la creazione di alberghi diffusi nei Comuni di Bisaccia, Calabritto, Taurasi, Calitri, per ricordarne alcune, realtà in cui, oltre ad agire sull’offerta ricettiva, si è lavorato per integrare e ampliare il sistema della ristorazione, la produzione vitivinicola, l’artigianato locale.
Per cogliere pienamente queste opportunità è necessaria una strategia di ampio respiro, che superi l’attuale situazione di esperienze “puntiformi” e si collochi in una prospettiva nazionale.
Il primo livello di intervento è quello relativo all’attivazione dei nuovi strumenti messi in campo dall’Unione Europea a seguito della pandemia (Next Generation UE). Gli obiettivi da perseguire riguardano l’accessibilità digitale nei centri storici e nelle aree interne del Paese, in particolare nel Mezzogiorno, e il miglioramento delle infrastrutture di trasporto. Questi interventi possono essere accompagnati da tutte quelle azioni di recupero del paesaggio, di risanamento ambientale e riqualificazione energetica che vanno sotto la denominazione di “Green New Deal”. La finalità generale da perseguire è quella del miglioramento della qualità urbana e ambientale di alcune parti del territorio nazionale (e questo andrebbe sicuramente a vantaggio di coloro che ivi risiedono), creando nel contempo un ambiente favorevole al nuovo tipo di turismo e ai “lavoratori da remoto” che sicuramente cresceranno di numero nel tempo.
Alle Regioni e Comuni compete la responsabilità di sviluppare politiche di ospitalità su base locale e comunicarle con efficaci, mettendo in atto gli strumenti di partnership pubblica/privata che le normative attuali consentono (ad es., le Organizzazioni per la Gestione delle Destinazioni, i Distretti del Commercio). È interessante ricordare anche un dato emerso in una recente ricerca di IFEL e FORMEZ PA (L’Associazionismo Intercomunale nelle Aree Interne): l’analisi, centrata su territori e comuni appartenenti alle aree interne in tutta Italia, ha evidenziato come la gestione associata dei servizi ICT possa essere la chiave di volta per invertire le tendenze negative attualmente in atto in questi ambiti territoriali e per potenziarne l’attrattività anche in campo turistico, tramite il miglioramento della qualità dei servizi offerti ai residenti stabili e temporanei in campo sanitario, nei servizi sociali, nei trasporti, nell’istruzione ma anche nel marketing territoriale.
Compete infine alle aziende l’attuazione dei processi economici conseguenti, nel rispetto delle regole del mercato, nel rispetto delle normative e dei valori etici. Fondamentale diventa la loro capacità di interpretare a tutto tondo la filiera turistica, di attivare comportamenti cooperativi; creatività, coraggio, capacità di gestire i rapporti complessi sul territorio, visione sistemica, sperimentazione, sono alcune delle competenze evidentemente necessarie nel nuovo contesto.

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