di Maria Laura Esposito e Rosario Salvatore*
Il forzato periodo di lockdown ha inciso in maniera sostanziale su abitudini e consumi, imponendo una trasformazione e un avvicinamento a tappe forzate – di cittadini e imprese – ai processi di digitalizzazione. La digitalizzazione dei sistemi incide – oggi molto più di un anno fa – in maniera pervasiva e sostanziale sul modo in cui guardiamo ai diversi aspetti della nostra vita. Questo implica che, il concetto stesso di digitalizzazione non possa più essere identificato con una mera velocizzazione dei processi, né col semplice svecchiamento del modo di agire. Analogamente, la digitalizzazione non si può tradurre solo nella scelta di aumentare la componente informatica, nel settore pubblico, come nel settore privato. L’urgenza di promuovere lo sviluppo digitale dell’intero Paese si è, anche per questo, tradotta nell’approvazione della Strategia Nazionale per le Competenze Digitali (agosto 2020).
Fino a quel momento la mancanza di una strategia unitaria ha limitato la messa in atto di processi di trasformazione digitale che coinvolgessero, in maniera sistemica, l’intero territorio nazionale. Questo nonostante le competenze digitali dovessero intendersi alla stregua di priorità strategica per la competitività del sistema-paese a livello comunitario e non solo. La digitalizzazione è, infatti, un fenomeno trasversale che coinvolge la pubblica amministrazione e le aziende private, e che diventa sempre più un’opportunità di crescita oltre che di promozione e sviluppo a trecentosessanta gradi.
Anche a prescindere dalla trasversalità del tema che, come detto, può essere declinato in molteplici ambiti, di seguito si intende proporre un focus specifico su uno degli ambiti più nuovi e interessanti, rispetto al quale l’emergenza Covid-19 ha agito come potente fattore di accelerazione del processo di digitalizzazione: la cultura e il patrimonio culturale. La fragilità delle industrie e degli operatori dei settori culturali è stata prepotentemente messa a nudo dalla pandemia. Da un lato, oltre il 90% dei musei mondiali è stato costretto ad un prolungato periodo di inattività; dall’altro, l’industria cinematografica mondiale ha perso, nei primi mesi del 2020, circa 10 miliardi di dollari. In Italia i musei hanno perso circa 80 milioni di euro, il cinema quasi 120 milioni di euro, gli spettacoli musicali 350 milioni di euro[1].
In questo contesto, la crisi rappresenta la più classica delle opportunità di crescita, e nel contempo detta i tempi per l’accelerazione del processo di digitalizzazione in un settore, quale quello della cultura e del turismo, che stentava a prendere piede e che potrebbe consentire al comparto di rispondere in maniera adeguata alle esigenze di modalità di fruizione più flessibili e personalizzate. Oltre a segmenti già attivi o che sono rimasti operativi nel corso del lockdown – come ad esempio i canali digitali, che, anzi, hanno fatto segnare un massiccio incremento di utilizzo – sarà anche necessario intervenire per potenziare l’utilizzo della digitalizzazione per le sezioni più tradizionali dell’industria, per mantenerne viva la relazione con i fruitori dei prodotti, nonché ampliarne la potenziale platea di utilizzatori.
A prescindere dalla pandemia la Regione Campania ha già avviato nel 2018 – grazie alle risorse del Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale 2014-20 – la creazione dell’Ecosistema digitale per la cultura (https://cultura.regione.campania.it): una piattaforma innovativa dedicata alla cultura e alla valorizzazione del patrimonio culturale campano, che consente di mettere a sistema e rendere fruibile la varietà e la ricchezza del complesso dei beni culturali e paesaggistici dell’intero territorio regionale.
L’ecosistema digitale nasce dall’integrazione di tre grandi progetti di digitalizzazione del patrimonio culturale: Sistema Informativo Culturale – Move to Cloud, ARCCA – ARchitettura della Conoscenza Campana e Biblio ARCCA – ARchitettura della Conoscenza CAmpana per Archivi e Biblioteche. Un investimento del valore complessivo di 28.5 milioni di euro, con l’obiettivo ambizioso di mettere a sistema l’impalcatura tecnologica che consentirà a tutti gli operatori della cultura di avviare un nuovo storytelling rispetto alle eccellenze territoriali. Primo passo per avviare un processo di digitalizzazione e interconnessione del ricco patrimonio culturale campano, finalizzato alla valorizzazione del territorio, l’innovazione e la condivisione della conoscenza.
In continuità con quanto si sta realizzando, la Regione ha scelto, per la programmazione 2021-27, di individuare nel processo di definizione del Documento strategico regionale (DRIS), da un lato, la cultura quale driver orizzontale di sviluppo e, dall’altro, la digitalizzazione come elemento caratterizzante delle politiche che si intendono realizzare per promuovere la competitività della regione dal punto di vista sociale ed economico.
Pertanto, nella definizione del Programma operativo 2021-27, la Regione Campania ha scelto di puntare alla valorizzazione ed al rafforzamento dell’identità culturale regionale, dello sviluppo e della promozione dei beni turistici pubblici e dei servizi collegati, mirando al potenziamento dell’attrattività e dell’accessibilità dei territori, anche attraverso azioni ad hoc per il rafforzamento dell’innovazione e della componente digitale di settori trainanti quali cultura e turismo. Alle scelte della programmazione regionale – sia attuale, che futura – si sommano le politiche straordinarie e gli investimenti che, a livello nazionale, sono state messe in campo per fronteggiare gli effetti della pandemia.
Nell’ambito della missione 1, il Pnrr prevede complessivi 49.2 miliardi di euro per la digitalizzazione, cui si devono sommare ulteriori oltre 6 miliardi destinati a “incrementare il livello di attrattività del sistema culturale e turistico del Paese attraverso la modernizzazione delle infrastrutture, materiali e immateriali”. La cifra totale (6.67mld/€), comprende, tra l’altro, anche gli interventi a valere Fondo Complementare e destinati al recupero di 14 siti d’interesse sul territorio italiano (Investimento Piano Strategico Grandi attrattori culturali, 1.46mld/€).
L’ampiezza del piano di investimento dedicato a cultura e turismo – peraltro considerati temi trasversali a tutti gli obiettivi di policy – rende evidente quanto questi due settori possono contribuire alla ripartenza del Paese. In particolare, il Pnrr prevede interventi articolati su quattro aree di azione: “Patrimonio culturale per la prossima generazione”, “Rigenerazione di piccoli siti culturali, patrimonio culturale religioso e rurale”, “Industria culturale e creativa 4.0”, “Turismo 4.0”. Tali aree di investimento impongono una profonda cooperazione tra tutti i soggetti pubblici e privati coinvolti nell’attuazione del programma. In particolare i privati, i cittadini e le comunità dovranno essere coinvolti, sia in termini di incentivazione delle sponsorship, sia attraverso forme di governance multilivello, in linea con la “Convenzione di Faro” sul valore del patrimonio culturale per la società, nonché con il Quadro di azione europeo per il patrimonio culturale, che invita a promuovere approcci integrati e partecipativi al fine di generare benefici nei quattro pilastri dello sviluppo sostenibile: economia, diversità culturale, società e ambiente.
Gli investimenti previsti puntano alla definizione di una strategia di sostegno e rilancio del settore turistico-culturale e ambientale attraverso la rigenerazione del patrimonio, la valorizzazione degli asset e delle competenze distintive, nonché la digitalizzazione. L’obiettivo sarà incentivare la nascita di nuove esperienze turistiche e culturali, bilanciare i flussi turistici in modo sostenibile (“overtourism”), sostenere la ripresa dello sviluppo e delle attività turistico-culturali. Questi obiettivi saranno perseguiti, anzitutto, garantendo una forte accelerazione della digitalizzazione di questi settori, “virtualizzando” – mediante approcci standard e ispirati alle migliori pratiche internazionali – il patrimonio culturale e turistico italiano. In questo modo, da un lato si garantirà un accesso universale alle opere d’arte e, dall’altro, si abiliteranno iniziative di approfondimento e di divulgazione innovative. Verrà, inoltre, potenziata la piattaforma web centrale del turismo italiano, che dovrà fungere da veicolo per una comunicazione di qualità del patrimonio e dell’offerta del nostro Paese, nonché da strumento di aggregazione delle informazioni e dei servizi necessari all’incontro tra domanda – offerta del turismo in Italia.
Nell’ambito di questo quadro ricco di opportunità e risorse è evidente che la Campania deve portare a valore quanto ha già avviato e rendere sistemica un’azione di innovazione radicale e profonda che coinvolga tutti gli attori della filiera culturale e riesca a costruire percorsi sinergici attraverso l’utilizzo complementare di tutte le risorse a disposizione: FESR, Pnrr e fondi nazionali. L’obiettivo resta quello di rafforzare la competitività e la sostenibilità dell’ecosistema culturale e turistico per creare le condizioni adatte affinché tale settore possa fornire un sempre maggior contributo alla crescita economica e all’occupazione dell’intera regione.
[1] Cfr. Cultura e Covid 19 alcuni fatti stilizzati. CdP.
*AT FESR IFEL Campania