Pubblica amministrazioneQuesto non è un Paese per Sindaci

Questo non è un Paese per Sindaci

di G. P.

Dall’avviso di garanzia che ha raggiunto il sindaco di Torino Chiara Appendino per inquinamento ambientale colposo, reato istituito con la legge 68/2015, stesso avviso di garanzia, peraltro, che ha raggiunto anche il suo predecessore Piero Fassino, fino al recente avviso di garanzia che ha colpito il sindaco di Crema Stefania Bonaldi per un incidente ad un bambino nell’asilo comunale, fare il mestiere del sindaco sarà anche “l’occupazione più bella del mondo” per dirla alla Antonio Decaro, (primo cittadino di Bari e presidente dell’Anci), ma come molti stessi amministratori hanno lamentato negli scorsi mesi, è anche un mestiere divenuto ormai “pericoloso”.

Va ricordato che per la sindaca Appendino non c’è solo quest’ultimo avviso di garanzia ma anche una condanna per la tragedia di piazza San Carlo che vide più di 1.500 feriti e tre morti nello scorso 2017. Passando poi per la recente assoluzione per il sindaco di Lodi Simone Uggetti arrestato in modo spettacolare nel 2016 con l’accusa di turbativa d’asta.

“Ogni volta – dichiara Decaro – che ci si trova davanti alla firma di un atto, un sindaco rischia. Se firma, rischia di commettere un abuso di ufficio; se non firma, rischia di commettere un’omissione d’ufficio”. Appunto, il reato di abuso d’ufficio, il testo della legge che prevede questa tipologia di reato è molto vago. Si legge all’articolo 323 del Codice penale che il pubblico ufficiale, in questo caso il sindaco, “intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale ovvero arreca ad altri un danno ingiusto è punito con la reclusione da uno a quattro anni”.

L’Anci chiede da tempo modifiche normative che riguardino anche il Testo unico degli enti locali, le norme sulla Protezione civile e quelle che regolano le ordinanze comunali perché fin quando non interverranno queste modifiche, per ogni sindaco sarà facile incorrere all’interno del proprio mandato in una qualche tipologia di reato che riguardi l’ordine pubblico, la tenuta dei bilanci comunali o l’inquinamento ambientale.

Tra il 2016 e il 2017 sono state settemila le contestazioni per abuso d’ufficio, meno di cento le condanne definitive. Abuso d’ufficio che, come raccontano gli stessi sindaci, ha coinvolto tantissimi primi cittadini di città grandi e piccole, come Luigi De Magistris, Virginia Raggi, Giuseppe Sala i casi più famosi. Sul quotidiano La Stampa Federico Pizzarotti, sindaco di Parma, ricorda che di avvisi di garanzia ne ha incassati ben sette in nove anni con uguale epilogo: sempre assolto. Nel 60% dei casi le indagini si chiudono perché è lo stesso pubblico ministero a chiedere il proscioglimento, il 20% dei fascicoli si estingue davanti al Gip, il 18% va in dibattimento e solo il 2% dei procedimenti finisce con una condanna definitiva. Enzo Bianco, più volte sindaco di Catania, nei giorni scorsi in un’intervista a Il Mattino, lamentando la difficoltà nel trovare persone di qualità disponibili a sobbarcarsi un lavoro massacrante, ha ricordato che in molti casi, fino a poco tempo fa, un sindaco di un piccolo comune poteva esercitare il mestiere per soli 700 euro al mese, meno dell’importo del reddito di cittadinanza.

La legge Severino, poi, prevede che fin dalla condanna in primo grado scatta la sospensione dell’incarico per 18 mesi. Inoltre, se sei sindaco e vuoi fare il parlamentare, sempre che non sia intercorso nessun incidente con la giustizia, devi dimetterti sei mesi prima. Oppure, se sei un dirigente in aspettativa del tuo comune, non puoi tornare al tuo lavoro prima di due anni dalla fine del mandato.

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