di Maria Laura Esposito
Tra gli elementi caratterizzanti il nuovo Accordo di Partenariato (AdP) 2021-2027 – attualmente oggetto di condivisione con la Commissione Europea e con le Regioni – ci sono i Programmi nazionali (PN) attuativi dei Fondi Strutturali, i cui contenuti specifici e le cui azioni, nei prossimi mesi, saranno oggetto di negoziato e confronto. Il Quadro Finanziario Pluriannuale (QFP) 2021-2027, nel complesso, prevede un aumento delle risorse destinate all’Italia a titolo di Politica di coesione – dai 34Mld/€ del periodo 2014-2020 ai 42Mld/€ del 2021-2027 – distribuiti sui quattro Fondi (FESR, FSE Plus, Cooperazione Territoriale e JTF) e che, grazie al contributo del cofinanziamento nazionale, metteranno a disposizione del nostro Paese risorse complessive per un ammontare di 83Mld/€.
Di queste risorse, circa il 30% andrà a finanziare PN che, su richiesta della Commissione UE, in questo ciclo di programmazione sono stati ridotti da 13 a 10, mentre il restante 70% sarà investito su Programmi regionali (PR). Nel complesso, la Programmazione 2021-2027 prevede la realizzazione di 52 Programmi Operativi: 42 PR[1] e 9 PN[2] a valere su FESR e FSE Plus, cui si aggiungono i Programmi finanziati grazie al Just Transition Fund (JTF) e destinati a Puglia e Sardegna. Rispetto al 2014-2020, la diversa rimodulazione tra centro e territori risponde alla richiesta delle Regioni di poter gestire direttamente una quota maggiore di risorse e si concretizza nella riduzione sia del numero dei PN, che della percentuale di risorse.
La quota che sarà gestita a livello centrale – che ammonta complessivamente a 24.7Mld/€, di cui 13.734Mld/€ di risorse europee e 10.6Mld/€ nazionali – nella destinazione finale dovrà, in ogni caso, tenere conto della percentuale di redistribuzione territoriale obbligatoria, stabilita dalla Commissione Europa sulla base del livello di sviluppo delle regioni. Su questa base, relativamente alla sola quota UE, alle regioni “più sviluppate” saranno destinati 1.973Mld/€, a quelle “in transizione” 0.327Mld/€, mentre alle “meno sviluppate” (Campania, Molise, Puglia, Calabria, Basilicata, Sicilia e Sardegna) i restanti 11.433Mld/€.
[1] I 42 programmi regionali si riferiscono alla possibilità per ogni singola regione di attivare un Programma Operativo a valere del fondo FESR ed FSE+, a prescindere dalla scelta di redigere PO mono o plurifondo.
[2] I Programmi Nazionali previsti per la nuova politica di coesione sono: PN Capacità per la coesione AT (CPR Art 36.4/ 37), PN Cultura, PN Equità in Salute, PN Giovani donne e lavoro, PN Inclusione e lotta alla povertà, PN Innovazione, ricerca, competitività per la transizione e digitalizzazione, PN METRO plus e città medie Sud, PN Scuola e competenze, PN Sicurezza e legalità. Ai 9 elencati – che saranno attivati a valere sui fondi FSE+/FESR.
Alle quote di risorse europee viene a sommarsi il cofinanziamento nazionale (i PN non prevedono quote di cofinanziamento regionale). Per effetto di questo, il totale delle risorse stanziate per il Mezzogiorno, sarà pari a 19.166Mld/€ (comprensivi di un cofinanziamento statale pari a circa il 40%) e saranno ripartiti in 10 PN, articolati in maniera da contribuire al raggiungimento dei principali obiettivi posti dall’Europa.
Nonostante il sostanziale accoglimento di buona parte delle istanze provenienti dalle Regioni, l’ultima versione dell’AdP sconta, a giudizio delle stesse, ancora elementi di non chiarezza, anzitutto rispetto alla delimitazione tra PON-POR e i rispettivi ambiti di intervento, elemento questo che determina una fragilità complessiva dell’impostazione programmatica per il ciclo 2021-2027, con particolare riferimento, alla concentrazione tematica, nonché al raggiungimento del 30% minimo di interventi che contribuiscano alla lotta al cambiamento climatico.
Nel merito della programmazione, va detto, in primo luogo che, rispetto al 2014-2020, non si prevede un Programma Nazionale dedicato alle infrastrutture (attuale PON Infrastrutture e Reti), probabilmente perché la maggior parte di quegli interventi sarà finanziata mediante risorse PNRR. Viceversa, per la prima volta, è stato previsto un Programma Nazionale dedicato alla salute (PN Equità in Salute). La costruzione di quest’ultimo – sebbene fortemente voluta dal Governo – sta privilegiando un rapporto diretto con le Regioni, affinché il programma possa diventare un efficace strumento per superare i gap delle regioni meridionali, resi ancora più evidente dalla pandemia. Le azioni si concentreranno sul contrasto alla povertà sanitaria e sul rafforzamento di medicina di genere, prevenzione e tutela delle persone con disagio psichico, in particolare tra le fasce più vulnerabili nelle regioni meno sviluppate. Le risorse stanziate sono pari a circa 620mln/€ e saranno destinate esclusivamente alle regioni del Mezzogiorno. Ancora tutto da costruire, invece, il raccordo con gli oltre 20 miliardi di fondi previsti tra PNRR, Fondo complementare e REACT-EU e comunque destinati ai temi sanitari.
Altra novità importante è il PON Metro Plus e città medie del SUD – che con circa 2.9 miliardi di euro potenzia l’analoga esperienza del ciclo precedente – è stato esteso anche alle città medie del Mezzogiorno, in particolare al miglioramento della qualità della vita nelle periferie e nelle aree marginali. In questo quadro, anche in relazione alle pregresse esperienze campane, che hanno visto nei due precedenti cicli di programmazione le città medie come Organismi Intermedi per l’attuazione delle azioni di sviluppo Urbano Sostenibile – per la Campania diventa prioritario seguire la definizione del programma nazionale per agire in complementarità con le azioni che il PO FESR regionale prevederà sugli stessi temi e ambiti.
Nei prossimi numeri approfondiremo con focus tematici i singoli Programmi Nazionali.