di Orlando Di Marino
In Infanzia berlinese intorno al millenovecento, Walter Benjamin parlando delle case a loggia tipiche della edilizia ottocentesca berlinese scriveva che la loro inospitalità offriva conforto “a chi fa fatica a trovare una dimora”, tracciando così, seppur in maniera paradossale, una relazione forte tra i luoghi fisici e le sensazioni di chi li abita, tra fattori spaziali e psicologici, collocando l’esperienza dell’abitare fuori dal meccanicistico perimetro dell’offrire un riparo.
La pandemia e il conseguente lockdown ha spinto tutti ad una riflessione sui luoghi del nostro abitare, una riflessione che ha coinvolto architetti e sociologi, pianificatori ed economisti, che si sono interrogati sui loro limiti ed inadeguatezze, sulla loro capacità o meno di rispondere ad una situazione emergenziale certo, ma che è divenuta anche una riconsiderazione sugli spazi dove trascorriamo l’intera giornata, magari lavorandoci, a contatto con gli altri membri della famiglia che studiano o lavorano anch’essi “a distanza”.
Proprio questa possibilità del lavoro a distanza ha portato ad ipotizzare nuovi schemi abitativi o anche ad avanzare proposte più ampie di riequilibrio territoriale tra centri urbani affollati e altre aree del Paese meno dense, un problema particolarmente sentito in Campania dove ai grossi ed affollati centri sulla linea di costa corrisponde una progressiva regressione demografica delle aree più interne. Il precipitato di questi pensieri ha potuto trovare una prima sperimentazione nel Programma Innovativo Nazionale per la Qualità dell’Abitare (PINQuA), che era stato introdotto dalla legge di Bilancio statale del 2020, caratterizzandosi nella sua definizione come un programma finalizzato “a riqualificare e incrementare il patrimonio destinato all’edilizia residenziale sociale, a rigenerare il tessuto socio-economico, a incrementare l’accessibilità, la sicurezza dei luoghi e la rifunzionalizzazione di spazi e immobili pubblici, nonché a migliorare la coesione sociale e la qualità della vita dei cittadini”.
Un programma ambizioso che metteva al centro il tema della residenza pubblica e degli spazi al contorno, un programma da disegnare tenendo presente la sostenibilità degli interventi e la densificazione, al fine di azzerare il consumo di ulteriore nuovo suolo.
Promosso dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e dal Ministero dei beni e le attività culturali e il turismo, il bando è stato emanato nel novembre 2020, prevedendo un finanziamento massimo per ciascuno degli interventi pari a 15 milioni di euro. I soggetti titolati a presentare domanda di finanziamento erano le regioni, anche come soggetti aggregatori di strategie di intervento coordinate con i Comuni, le città metropolitane, i comuni sede di città metropolitane, i comuni capoluoghi di provincia, ed infine i comuni con più di 60.000 abitanti. La dotazione inziale del bando di oltre 850 milioni di euro è stata ulteriormente ampliata grazie al sostegno di 2.8 miliardi derivanti da una specifica misura del PNRR.
L’Assessorato al Governo del Territorio regionale ha valutato questo Bando molto coerente con la propria azione, relativamente al tema della riqualificazione urbana e delle politiche abitative pubbliche ed ha inteso coordinare le azioni e le proposte regionali organizzando specifici focus informativi e di approfondimento con le amministrazioni campane che potevano avanzare una proposta di finanziamento e, conformemente alle previsioni del bando, ha emanato delle Linee Guida e una specifica scheda di autovalutazione di coerenza della proposta con le strategie regionali.
Inoltre, si è fatto carico di elaborare una autonoma proposta di finanziamento, articolata in tre progetti dislocati in aree diverse della regione che dessero il senso di una continuità programmatica e di sperimentazione progettuale su territori oggetto di specifici interventi o che si candidano a diventarlo. I tre progetti individuati si collegano alla specifica tematica della casa e sono localizzati nell’area del Masterplan del Litorale Domitio-Flegreo, su un quartiere di alloggi popolari di Napoli costruito nell’immediato dopoguerra, il Rione San Gaetano a Miano, e un intervento sperimentale di Housing nelle Aree Interne in alcuni dei Comuni coinvolti nella SNAI Alta Irpinia. Le proposte sono state elaborate con la collaborazione dei territori interessati e dell’ACER, avvalendosi del coinvolgimento di gruppi progettuali qualificati, e con il coinvolgimento del Dipartimento di Architettura di Napoli e della SUN Vanvitelli.
Il primo progetto è stato attivato nell’area del Masterplan del Litorale Domitio-Flegreo per una serie di interventi di recupero ed efficientamento energetico di alloggi ERP nei comuni di Castel Volturno, Cellole, Mondragone e Sessa Aurunca. Accanto a questi, è stata avanzata la proposta di realizzazione di un villaggio agricolo autosufficiente, nel quale integrare in modo esemplare case, abitanti, agricoltura, autonomia produttiva e lavoro, da realizzare in un bene confiscato alle organizzazioni criminali.
Il secondo progetto riguardava il recupero di ampie parti del rione S. Gaetano situato nell’ area Nord di Napoli a ridosso del nucleo storico di Miano e poco più a Sud del quartiere di Scampia, un progetto improntato ai principi della sostenibilità energetica. Terzo e ultimo progetto, localizzato nei comuni di Aquilonia, Calitri e Laviano, ha il nome evocativo di WAAI (Welfare Abitativo Aree Interne) concentrando in esso azioni di recupero di alloggi e quartieri di edilizia residenziale pubblica. Una prima parte di esso prevede il Riuso/riattivazione dei ruderi dell’antico borgo di Aquilonia, attualmente in stato di abbandono in seguito al sisma del Vulture del 1930, attraverso la realizzazione di 18 alloggi di Edilizia Residenziale Sociale e 14 di autocostruzione – destinati ad ospitare un nuovo tipo di utenza (giovani coppie, pensionati di rientro, giovani makers, immigrati, badanti, giovani professionisti, ricercatori); quindi il riuso di case asismiche nel centro del paese per destinarle a centri polifunzionali per l’infanzia e centri per anziani in una logica di welfare intergenerazionale.
A Calitri è previsto un intervento di recupero di edifici residenziali pubblici con la sperimentazione di una comunità energetica attivata grazie all’utilizzo di fonti rinnovabili diversificate e la condivisione della produzione energetica. Nel Comune di Laviano, infine, comune raso al suolo dal terremoto del novembre ’80, un intervento di recupero di alloggi ERP, con la creazione di spazi per la socialità. A collegare le diverse aree di intervento, la proposta prevede di attivare, in collaborazione con le amministrazioni locali e privati un sistema di mobilità lenta, una sorta di “metropolitana rurale” costituita da navette elettriche su gomma che connetteranno i comuni dell’Alta Irpinia tra di loro e con i nodi di aggancio alla mobilità veloce.
Le tre proposte presentate dalla Regione Campania, sono state ritenute meritevoli di finanziamento per complessivi 45 milioni di euro, in un contesto in cui anche le altre amministrazioni campane hanno ben figurato, segno di una buona vitalità progettuale e programmatoria, vedendosi riconosciuto il finanziamento di ulteriori sei proposte, che ha portato la dotazione complessiva ad una cifra di circa 134 milioni di euro. Ulteriori 12 proposte presentate da amministrazioni campane, sono state ritenute ammissibili.
In questa fase le amministrazioni iniziano a definire le progettualità necessarie per lo sblocco dei trasferimenti e per l’avvio dei cantieri. L’esperienza fatta e le tematiche sperimentate sono state recepite nel bando regionale per la qualità dell’abitare emanato dalla Regione Campania lo scorso agosto, e costituiranno la base dei nuovi bandi che verranno proposti sui temi della casa, in un percorso di continuità che veda i temi della sostenibilità e della qualità progettuale sempre più alla base dell’abitare contemporaneo in Campania.