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Prof. Calise: “Con Federica Web Learning costruiamo la nuova cittadinanza digitale”

di Valeria Mucerino e Salvatore Parente

Una fabbrica digitale al servizio di studenti, professionisti e Pubblica Amministrazione. Flessibilità, scalabilità e modularità i punti di forza della piattaforma.  

Il futuro della formazione passa per la didattica digitale. Ne è convinto il Prof. Mauro Calise, Direttore di Federica Web Learning e docente di Scienze Politiche presso l’Università di Napoli Federico II. Con lui abbiamo parlato di didattica multimediale gratuita ed accessibile a tutti, dei MOOC (Massive Open Online Courses), che stanno rivoluzionando il mondo dell’università e non solo, della formazione nella PA e delle sue possibili evoluzioni, ma soprattutto della piattaforma che lui ed il suo staff hanno progettato e lanciato 16 anni fa.

Prof. Calise, Federica Web Learning è la piattaforma leader in Europa per la didattica multimediale Open Access, quali sono gli elementi che secondo lei hanno determinato questo successo?

Abbiamo cominciato più di 15 anni fa (quasi 16) ad occuparci di e-learning, quindi, siamo nati come un progetto per la didattica multimediale molto in anticipo rispetto al fenomeno attuale, quando cioè ancora non c’erano i social (o erano in procinto di nascere e svilupparsi) e nessuno in Italia aveva mai sentito parlare dei MOOC (Massive Open Online Courses), che sono stati il vero moltiplicatore, si potrebbe dire il vero detonatore di un nuovo ecosistema formativo digitale. Siamo partiti dunque per tempo nell’organizzazione della produzione dei corsi e quando poi è arrivato lo tsunami MOOC, e stiamo parlando del 2011, a quel punto eravamo già pronti. Ci siamo trovati al momento giusto, al posto giusto. Quindi sicuramente il fatto di essere partiti prima, con una visione che in qualche modo si rifaceva all’e-learning, al fatto che l’e-learning stesse cominciando a diffondersi anche nelle università, è stato un valore aggiunto (anche se erano tutte esperienze locali, fatte soprattutto negli atenei di avanguardia come in America dove si registravano le lezioni dei docenti per poi metterle a disposizione dei propri studenti). La logica di Federica è stata invece quella dell’Open Access, cioè mettere a disposizione una lezione non solo ad uso esclusivo degli studenti dell’ateneo, ma a tutti coloro che avessero voglia di imparare: studenti, docenti, professionisti e curiosi”.

La didattica multimediale sta cambiando le modalità di apprendimento in diversi ambiti (scuola, università, lavoro ecc.). Ci spiega in cosa consiste la rivoluzione dei MOOC (Massive Open Online Courses)?

“La rivoluzione dei MOOC è abbastanza semplice, nel senso che i grandi atenei si sono resi subito conto di doversi aprire ad una platea più ampia. Pensi che il primo corso sull’intelligenza artificiale lanciato dall’Università di Stanford su quella che poi sarebbe diventata Coursera (la piattaforma leader nel mondo per la produzione dei MOOC) registrò oltre 160mila iscritti in tutto il mondo nel giro di una settimana. Da allora, il fenomeno è diventato sempre più interessante. Ovviamente non è che seguendo un MOOC diventi un laureato ad Harvard, però riesci a mettere il naso nei corsi di Harvard e questo è già un fatto importante ed interessante, soprattutto se poi le tematiche offerte sono molto ‘catchy’. Con i MOOC il docente sviluppa il corso in un formato multimediale misto, in cui c’è un po’ di video, ma c’è anche la parte scritta e poi ci sono i test. Insomma, c’è un confezionamento che è molto vicino alla sensibilità dei ragazzi. Per intenderci, se io registro una mia lezione in aula e la metto in video funziona malissimo, perché nessuno va a vedersi un film che è la registrazione in Super 8 di quello che sta succedendo, i film, infatti, sono il risultato di un’operazione di montaggio. Ecco, per le lezioni si è posto un problema analogo. La produzione di un MOOC è un’operazione complessa ed in continua evoluzione. Ad esempio, oggi sappiamo che la lunghezza massima di un video affinché lo studente non stacchi la spina è di 7-8 minuti, questo significa che ogni 7-8 minuti bisogna avere un’interruzione, probabilmente anche un piccolo test. Con Federica abbiamo lavorato molto su questo aspetto, per questo abbiamo un team di professionisti, oltre 80 – di cui la maggior parte sono donne, lo dico sempre con orgoglio – che si occupano di scrivere storyboard, fare le riprese, curare il montaggio, garantire consulenza ai docenti, pubblicare le lezioni e confezionare il corso. È così che Federica diventa quella che noi chiamiamo ‘Fabbrica digitale’”. 

Di recente avete avviato una nuova linea di attività, Federica Pro, rivolta al mondo delle professioni. Si tratta di una formazione online di alta qualità che accompagna gli utenti anche durante l’esperienza lavorativa. Qual è il valore aggiunto per la formazione professionale?

“Nel momento in cui la rivoluzione dell’ICT sta cambiando il mondo del lavoro, e questo è il dato oggi più interessante di questi MOOC, c’è la possibilità di poter utilizzare il know-how delle università per far fronte ai fenomeni di upskilling e reskilling attraverso la formazione permanente. Mai come oggi è vera la massima di Eduardo De Filippo: ‘gli esami non finiscono mai’. Io dico che la formazione non finisce mai, e se è vero che la mano pubblica deve farsi carico di tutto questo, è vero anche che le università devono dare un importante contributo visto che il know-how formativo risiede negli atenei. Devono essere gli atenei a trasferire questa capacità formativa anche per il mondo delle imprese e dell’amministrazione pubblica. Noi abbiamo recentemente messo a punto un catalogo, Federica PA, dove ci sono tutti i corsi di base, pacchetti formativi specializzati che abbiamo inserito nella linea che chiamiamo Federica Pro. Il valore aggiunto di questa tipologia di percorso sta principalmente nella flessibilità, nel fatto cioè che un corso di Federica può essere seguito mentre si sta in pullman per arrivare al lavoro, mentre si sta a casa la sera, magari dopo aver messo a letto i bambini e ci sono ancora le energie per studiare. Può essere ripetuto, nel senso che se la lezione non è chiara si può rivedere il video due, tre, quattro volte, rileggere le slide, riprovare i test. In genere lo studio di tipo tradizionale viene diviso in due parti: si va a lezione, a volte con fatica per gli spostamenti e poi, una volta a casa, ci si ritrova con un po’ di appunti e si studia dai libri. Qui, invece, tutto viene integrato in una unica dimensione: c’è sempre la presenza del docente, ma ci sono anche testi e link che accompagnano la lezione video. In questo modo siamo in grado di guidare lo studente nella selezione degli approfondimenti utili, creando un ambiente integrato di apprendimento in rete. In sostanza, si emula il comportamento sul web dei giovani (ma ormai non solo di questi) che, dalla mattina alla sera, cercano un video, poi dal video vanno a cercare una citazione, poi un testo, poi ritornano al punto di partenza, tutto questo è l’architettura didattica di Federica. Poi, ci sono altre due parole chiave per capire la rivoluzione dei MOOC: la scalabilità e la modularità. La prima consente ad un determinato corso di formazione, svolto per conto di un’azienda privata o di una istituzione pubblica, di essere riproposto ed utilizzato da moltissime altre persone che hanno esigenze analoghe. Questo, per esempio, con Federica l’abbiamo sperimentato quando abbiamo realizzato dei corsi di formazione per il personale amministrativo della Federico II riproposti, con gli stessi contenuti, alle università di Milano-Bicocca e di Padova. Altro esempio, il corso sullo Smart Working che abbiamo realizzato insieme a IFEL – Fondazione ANCI che ha avuto più di 10mila accessi. Quindi è chiaro che la capacità di diffusione è straordinaria, e naturalmente questo si riflette anche sui risparmi che si possono fare, cioè avere una formazione di altissima qualità con i migliori docenti, col formato multimediale più ‘effective’, più efficiente dal punto di vista dell’apprendimento ma al tempo stesso avere la possibilità di spalmare tutto questo su grandi numeri quindi, flessibilità e scalabilità. L’altra grande opportunità che offre questo tipo di formazione è la modularità. Se si consulta il catalogo di Federica si nota che in realtà molti dei corsi del pacchetto Pro sono utilizzabili anche in un’altra prospettiva. Molti moduli possono essere presi, spostati e applicati in contesti diversi e questo nella didattica tradizionale era impensabile”.

Prof. Calise, di recente è stato firmato un accordo tra Federica Web Learning e IFEL Campania. Qual è l’obiettivo di tale accordo e quali sono i risultati attesi?

“L’obiettivo è quello di creare 21 corsi MOOC da indirizzare al personale neo-assunto nei centri per l’impiego della Campania. Questo è quello che noi vogliamo fare insieme ad IFEL Campania, ossia mettere a disposizione il nostro know-how, il team multidisciplinare e l’infrastruttura tecnologica per produrre ed erogare corsi multimediali digitali per il personale regionale. A mio avviso, uno degli aspetti più interessanti di questa collaborazione è la creazione di un cluster di lingue europee, penso all’inglese, allo spagnolo, al tedesco e al francese di livello A2. Ecco, questo tipo di percorso non ha precedenti nella formazione della pubblica amministrazione ed io questo lo vedo come un aspetto veramente molto innovativo. Poi è chiaro che per noi significa fare per la prima volta un’operazione mirata specificamente al personale della pubblica amministrazione, ma lo facciamo con una struttura come IFEL Campania che ha molto chiari gli obiettivi da raggiungere e che possono interessare questo tipo di personale”. 

Che ruolo si può ritagliare, anche in un prossimo futuro, l’alta formazione professionale garantita dai MOOC nella pubblica amministrazione?

“Innanzitutto, è necessario avere la capacità di coinvolgere in un’esperienza formativa continua e di qualità i lavoratori della pubblica amministrazione e credo che da questo punto di vista, il mondo dei MOOC possa offrire delle prospettive straordinarie. Come accennato precedentemente, abbiamo confezionato una sorta di catalogo per la PA molto interessante, dove ci sono i corsi di base come quello di Sabino Cassese in Diritto amministrativo, un corso di straordinario prestigio di cui siamo molto orgogliosi, ma anche pacchetti formativi specifici come quelli sulle soft skill o sullo smart working piuttosto che sul management a distanza. La formazione è fondamentale per chi, all’interno della PA, ha il desiderio di crescere professionalmente ed operare una mobilità verticale interna. Proprio per questo sono certo che un altro aspetto importante siano le lauree. Da 3 anni Federica ha deciso di investire su interi corsi di studio, creando un’offerta didattica unica nel suo genere e garantita da una modalità di esame in presenza. Penso che mettere a disposizione una laurea di Economia Aziendale, triennale e magistrale della Federico II ad accesso libero sia un fatto di civiltà culturale, istituzionale e naturalmente digitale, si parla tanto di nuovo cittadinanza digitale ed io credo che la nuova cittadinanza digitale debba cominciare da qui”.

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