di Orlando Di Marino
In una delle definizioni più celebri, William Morris descrive l’architettura come “l’insieme delle modifiche e delle alterazioni operate sulla superficie terrestre, in vista delle necessità umane, eccettuato il puro deserto”; una definizione che risente del tempo in cui è stata elaborata, e che fanno apparire oggi le parole di Morris più come un auspicio che il frutto di una considerazione riscontrabile nella realtà che ci circonda; tuttavia possiamo ritenere che pur fuori da ogni fascinazione positivistica, che certo non permea la nostra società, la disciplina architettonica continua ad essere improntata ad una grossa responsabilità sociale, non fosse altro perché i suoi prodotti restano esposti al giudizio ed alla esperienza di tutti, e possono continuare a condizionare per parte minima o grande lo svolgersi quotidiano delle nostre vite.
A questa responsabilità che l’architettura conserva nei confronti dei cittadini, cerca di fornire un piccolo contributo la Legge regionale per la promozione della qualità dell’architettura che, caso unico nel panorama legislativo regionale italiano, la Regione Campania ha approvato nel 2019: una legge importante che sulla scia di una analoga e storica legge francese del 1977, come affermato nella sua enunciazione dei principi, “riconosce e sostiene il valore della centralità del progetto nei processi di recupero e trasformazione delle città e dei territori”.
Sembra evidente come il concetto di qualità non possa imporsi per legge, e credo non fosse nella mente del legislatore pensarlo; tuttavia si tratta di individuare e sostenere azioni tali che consentano l’accensione di un dibattito sul tema dell’architettura e sulla centralità del progetto, un dibattito da sostenere anche attraverso piccole azioni concrete: per incentivare azioni a sostegno della legge è previsto uno stanziamento annuo con fondi regionali di mezzo milione di euro, per i quali è stato emanato un Bando nello scorso mese di febbraio, con quattro linee di intervento finanziabili. Su queste sono complessivamente pervenute 106 domande per un controvalore totale richiesto che supera il milione e 300mila euro. Sono circa cinquanta i soggetti, tra pubblici e privati, che hanno partecipato al bando, tra Dipartimenti Universitari, Centri di Ricerca, Enti Locali, Ordini professionali, Fondazioni e Associazioni culturali impegnate sui temi dell’architettura. Nello scorso mese di agosto sono state pubblicate le graduatorie che hanno visto finanziate 80 di queste domande per un finanziamento complessivo erogato che supera i 900mila euro.
Le prime due azioni erano destinate ad azioni di ricerca e conservazione, muovendosi in una direzione certamente più classica, ma non meno importante. La prima era diretta al finanziamento di studi, progetti di ricerca, borse di studio, pubblicazioni ed iniziative aventi come tema l’architettura moderna e contemporanea in Campania, e di come questa abbia inciso o possa concretamente farlo sul paesaggio e sulle trasformazioni delle nostre città. La seconda linea, invece, era dedicata alla promozione della conoscenza della cultura e della produzione urbanistica e architettonica in Campania, attraverso la ricognizione e la riorganizzazione dei materiali conservati in archivi documentali, fotografici e progettuali, quandanche alla diretta acquisizione di archivi di architettura di particolare rilievo, da parte di soggetti sia pubblici che privati, per evitare che vadano dispersi o smembrati.
Decisamente più sperimentali ed innovative le altre due linee finanziabili: una puntava al rafforzamento delle procedure concorsuali per la realizzazione di interventi, concorsi sia di idee che di progettazione, riconosciuti dalla Regione Campania come lo strumento più appropriato per la realizzazione delle opere pubbliche poiché attivano meccanismi di confronto trasparenti tra idee e proposte diverse, consentendo di raggiungere la migliore qualità degli interventi di architettura e di trasformazione del territorio; è un tema quanto mai attuale in questo periodo viste le ingenti risorse in campo dovute al complesso degli stanziamenti previsti dal PNRR, ed alla necessità per le amministrazioni pubbliche di avere progetti di qualità.
L’ultima infine era diretta alla creazione di Case dell’Architettura ossia di luoghi pubblici dedicati al dibattito ed alla partecipazione informata e attiva dei cittadini, spazi di esposizione permanente o temporanea per progetti o processi di trasformazione urbana. Sono sedici le proposte giunte per la creazione di questi spazi da parte di amministrazioni pubbliche campane ed in questa direzione si muove una prima sperimentazione della legge che la Regione Campania sta attuando mediante il progetto di restauro del Palazzo Penne di Napoli per insediarvi una casa dell’architettura regionale: in una delle architetture più significative del Rinascimento napoletano di proprietà della Regione Campania, con fondi messi a disposizione dal Contratto Istituzionale di Sviluppo per il Centro Storico di Napoli sottoscritto nel mese di dicembre 2020, si intende creare un luogo destinato a studiosi dell’architettura o semplici appassionati, sul modello degli Urban center che sono sorti in molte città europee: un luogo di elaborazione e di scambio per la trasmissione dell’architettura, un luogo per riflettere sui processi di cambiamento dell’ambiente che ci circonda. Piccoli segnali concreti nel segno dell’architettura, per un territorio che non conosce certo deserti fisici.