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La dinamica delle imprese attive in Italia: le tendenze settoriali e territoriali

di Giorgia Marinuzzi e Walter Tortorella*

Attraverso l’analisi dei dati contenuti nel Registro Imprese di Infocamere, è possibile comprendere la distribuzione settoriale delle imprese attive in Italia e il trend della loro numerosità dal 2008 al 2020. Calcolando una media per tale periodo temporale, si può affermare che circa 6 imprese attive su 10 (il 59,5%) operano nel settore del terziario, poco più del 25% nel secondario e circa il 15% nel primario.

La dinamica riguardante tali imprese è molto diversa in base al settore di attività. Se infatti a livello medio nazionale il numero delle imprese attive in Italia si è ridotto del 3,2% dal 2008 al 2020, per il primario ed il secondario si assiste ad una variazione percentuale negativa di entità maggiore (Figura 1): le imprese del primario sono diminuite del 18,6% e quelle del secondario del 15,5%. Situazione opposta per le imprese del terziario che, nel passaggio dal 2008 al 2020, sono aumentate del 7,6%.

Figura 1 La variazione % del numero di imprese attive in Italia, per settore economico, 2008/2020

Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Studi Economia Territoriale su dati Infocamere, anni vari

Per analizzare tali variazioni a livello territoriale occorre fare una premessa sulla distribuzione percentuale delle imprese attive in Italia per ripartizione geografica: calcolando una media 2008-2020, la maggior parte delle imprese italiane è localizzata al Nord (46,6%), meno di un terzo nel Mezzogiorno (32,8%) e un quinto al Centro (20,6%).

Rispetto alla variazione percentuale del numero di imprese attive dal 2008 al 2020, pari al -3,2% a livello nazionale, il Nord registra il dato più basso, pari al -6,2%, contro il -1,3% del Mezzogiorno e il +0,8% del Centro (Figura 2).

Figura 2 La variazione % del numero di imprese attive in Italia, per ripartizione

Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Studi Economia Territoriale su dati Infocamere, anni vari

Scendendo nel dettaglio dei settori (Figura 3), appare diffusa la variazione percentuale negativa delle imprese del primario e del secondario nelle tre ripartizioni geografiche, con i tassi più critici al Nord. In tale area del Paese il primario ha perso, dal 2008 al 2020, circa il 22% delle imprese, mentre il secondario circa il 18%. Al Centro le imprese del primario si sono ridotte circa del 17% e quelle del secondario del 13,4%; infine nel Mezzogiorno le variazioni percentuali dei due settori sono state pari rispettivamente al -16,3% e -12,6%.

Il terziario, al contrario, fa segnare un incremento delle imprese nelle tre aree della Penisola, con il valore più alto al Centro (+12,1%), seguito dal Mezzogiorno (+9,9%) e infine dal Nord (+4,1%).

Figura 3 La variazione % del numero di imprese attive in Italia, per ripartizione geografica e settore economico, 2008/2020

Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Studi Economia Territoriale su dati Infocamere, anni vari

In Campania, complessivamente, le imprese attive sono aumentate del 5,1% dal 2008 al 2020 (Figura 4). Tale media cambia in modo importante declinandola a livello settoriale. Nella regione, infatti, il primario ha perso oltre un quinto delle imprese (-21,3%), il secondario ha subito una lieve flessione (-1,2%), mentre il terziario ha visto crescere il numero di imprese di oltre 14 punti percentuali, un dato nettamente superiore rispetto alla media Mezzogiorno rilevata per lo stesso settore (+9,9%).

Figura 4 La variazione % del numero di imprese attive in Campania, per settore economico, 2008/2020

Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Studi Economia Territoriale su dati Infocamere, anni vari

Focalizzandoci sulla variazione percentuale del numero di imprese attive nell’ultimo biennio (2019/2020) in Italia, si evidenzia il ruolo delle regioni del Mezzogiorno, con la sola eccezione del Molise, ed insieme al Lazio, nel dare sostegno ad una dinamica di crescita delle imprese attive in Italia (Figura 5). Il tasso più elevato si rileva in Campania (+1,5%), seguita dalla Sicilia (+1,4%). Livelli altrettanto positivi si registrano in Calabria (+0,8%), Sardegna (0,7%) e Puglia (+0,6%). Nel Lazio le imprese sono cresciute dell’1%.

Tali dati non sono sempre il risultato di una crescita generalizzata della numerosità delle imprese, bensì, a volte, di una dinamica positiva di specifici settori.

Dalla Tabella 1 emerge come ad esempio nel Lazio, in Campania e in Puglia le variazioni percentuali hanno riguardato solo il terziario e il secondario, con una prevalenza di quest’ultimo. Situazione diversa per Calabria, Sicilia e Sardegna, con un trend positivo in tutti e tre i settori produttivi, e con una prevalenza del terziario in Calabria, del secondario in Sicilia e del primario in Sardegna.

Tali dati dicono ancora troppo poco dell’impatto del Covid-19 sullo stato di salute delle imprese in Italia, ma fotografano la situazione appena prima e poi al momento dello scoppio della pandemia. Tale fotografia sarà la base di qualsiasi analisi che si potrà condurre già a partire dall’anno prossimo e negli anni a venire per comprendere gli effetti delle misure di contenimento del virus (c.d. lockdown) sul sistema imprenditoriale italiano.

Figura 5 La variazione % del numero di imprese attive in Italia, per regione, 2019/2020

Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Studi Economia Territoriale su dati Infocamere, anni vari

*Dipartimento Studi Economia Territoriale IFEL

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