di Roberta Mazzeo
Un miliardo e 250 milioni di euro i fondi messi in campo dal Mise e gestiti da Invitalia, per una delle più grandi misure a livello europeo per supportare lo sviluppo imprenditoriale dei territori meridionali e non solo. Si tratta di “Resto al Sud”, l’incentivo che sostiene la nascita di startup e lo sviluppo di attività imprenditoriali e libero professionali in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia oltre che nelle aree del cratere sismico del Centro Italia (Lazio, Marche e Umbria) e che include anche isole minori marine, lagunari e lacustri del Centro Nord.
Dalla sua nascita nel 2017, questa misura gestita da Invitalia ha raccolto ad oggi oltre 33mila domande di contributi per la nascita di nuove imprese o il consolidamento di realtà esistenti per un contributo medio richiesto di circa 60mila euro. Rivolto a chi ha un’età compresa tra i 18 e i 55 anni ha allargato ora il campo di azione a cui si rivolge comprendendo un ampio raggio di settori includendo oggi anche le attività commerciali e di trasformazione agroalimentare.
Quasi 12mila le iniziative già finanziate per un totale di 427,1 milioni di agevolazioni concesse che hanno creato quasi 41mila nuovi posti di lavoro. I costi finanziati coprono il 100% dei costi di avvio di nuove imprenditorialità o consolidamento di aziende esistenti, rimanendo esclusi dalle agevolazioni alcune voci come l’Iva o il costo del personale e di consulenza. Si va dalle attività più tradizionali, come ristoranti, strutture alberghiere e ricettive in genere, commerciali, al settore dei servizi alla persona come parrucchieri o centri estetici, ad attività manifatturiere del legno, ceramica o dei metalli fino ad arrivare ad attività innovative e tecnologiche.
Una procedura di valutazione delle domande che sta procedendo in tempi abbastanza rapidi e che, grazie agli accordi stretti con il sistema bancario, vede tempi di ottenimento delle delibere di finanziamento chiudersi nel giro di 6 mesi. L’obiettivo principale di questo strumento agevolativo è contrastare la disoccupazione giovanile e la decrescita demografica soprattutto nei territori più colpiti da queste criticità, allargandone la base imprenditoriale e riducendo così divari e diseguaglianze sociali per colmare un divario esistente in molte aree del meridione.
E chiamati ad avere un ruolo cruciale nel supportare l’utilizzo di questi incentivi sono soggetti attivi sui territori che si pongono analoghe finalità. Terzo settore, in primo luogo, accanto ad Università ed enti locali sono i partner che si sono affiancati nel dare supporto nel rilancio di “Resto al Sud”. Attualmente sono circa 250 le strutture accreditate che si sono rese disponibili a far parte della rete di Invitalia, di cui 88 in Campania (di questi una trentina sono comuni), per concorrere alla diffusione e al supporto della misura sui propri territori o che hanno messo a disposizione servizi gratuiti di consulenza per affiancare le nuove iniziative che hanno bisogno di supporto soprattutto nella fase inziale di avvio e di progettazione. Collaborazione e interazione con diversi partner indispensabile per far in modo di incrementare la qualità dei progetti presentati e agganciare le attività più tradizionali a tecnologie più innovative. Ad oggi, infatti, solo il 20% delle domande riguardano attività con contenuti innovativi. Indispensabile per sostenere lo sviluppo di nuova imprenditorialità tra i giovani è soprattutto la formazione, specie in quei territori dove si concentra la disoccupazione.
Ad affiancarsi ad Invitalia, proprio con l’obiettivo di sviluppare una progettualità più qualificata sono Università come quella di Bologna e il Politecnico di Torino e Innovation hub come Entopan o O12 Factory di Caserta. Alcuni comuni hanno messo a disposizione anche piccoli finanziamenti per sostenere i costi di consulenza e, di fronte alla carenza di personale e di competenze in pianta organica, per attivare figure professionali che siano di supporto hanno stretto accordi con giovani professionisti dei propri territori. Diversi Comuni hanno avviato spazi di coworking insieme ad associazioni con persone dedicate all’accompagnamento sostenendo in questo modo l’imprenditorialità locale, soprattutto verso soggetti più bisognosi di aiuto, ed in ciò un ruolo importante è quello delle fondazioni. La Fondazione Con il Sud accanto ad una rete di associazioni, Ong e Comuni sono impegnate soprattutto nelle zone con maggiori disagi sociali e lavorano per sostenere l’autoimprenditorialità tra i giovani in particolare quelli che fanno più fatica ad inserirsi nel mondo del lavoro. Il Terzo settore ha infatti un ruolo importante nell’abbassare le barriere all’accesso.
Un esempio è quello della Fondazione di Comunità San Gennaro a Napoli che lavora con le catacombe di San Gennaro gestite dalla Cooperativa sociale “La Paranza” oppure quello della Fondazione di Comunità di Messina oltre a diversi comuni come nel beneventano che, sebbene non accreditati, da molto tempo lavorano con grande intensità. È attraverso network come questi che sono stati presentati un buon numero di progetti con sportelli attivi come quello ospitato all’interno di un bene confiscato alla mafia della comunità “Villa Fernandes” a Portici che insieme alla Cooperativa sociale Seme di Pace promuove nuove progettualità per sviluppare il territorio e creare nuove opportunità di lavoro assieme ad associazioni, fondazioni, parrocchie e al comune stesso. È quindi auspicabile rendere i comuni parte attiva, capaci di attrarre energie e competenze locali e dei propri concittadini, per accompagnare e sostenere lo sviluppo locale.
Se da un lato il problema non è la carenza di incentivi in campo per coprire tutte le iniziative economiche che vengono presentate, ciò di cui si sente la necessità è di un sistema di stanziamenti ad hoc per facilitare la fruizione degli incentivi e dei servizi reali erogati dai Comuni e che premi i più virtuosi. Promuovere iniziative che vedano affiancati operatori pubblici e privati insieme al Terzo settore nel delicato compito di accompagnare la nascita e lo sviluppo di imprese sarebbe un’operazione di grande respiro, strategica e lungimirante soprattutto per le zone più difficili dove le carenze di competenze è più sentita. Operare insieme per lo sviluppo economico-sociale dei territori, al fine di qualificare le domande e le progettualità provenienti dal territorio è sempre più indispensabile ed ogni attore locale dovrebbe essere messo in grado di dare il proprio contributo per generare reddito e occupazione.
Ancora – probabilmente – c’è qualche anno a diposizione per cogliere le opportunità offerte da RaS, per replicare buone pratiche avviate e generare sempre più sviluppo e innovazione sociale sfruttando tutte le opportunità. Non si può fare a meno, dunque, di attivare strategie di lungo termine attraverso pianificazioni congiunte in grado di massimizzare gli effetti positivi di ogni strumento di aiuto oggi esistente.