di Maria Laura Esposito e Rosario Salvatore
Il PN-Cult destinato alle sette regioni del Mezzogiorno agirà in complementarità con i rispettivi Programmi Regionali e col PNRR per l’inclusione e l’innovazione sociale
Un patrimonio culturale diffuso, che attraversa l’intera Penisola da Nord a Sud, rappresenta un grande asset nazionale, che unifica le potenzialità di territori pur molto diversi se misurati rispetto ad altri parametri. Ma, spesso, proprio questi ultimi parametri rendono arduo sfruttare al meglio le potenzialità di alcuni territori e per questo è stato predisposto un Programma Nazionale Cultura (PN-Cult) destinato alle sette regioni del Mezzogiorno, che agirà in complementarità con i rispettivi Programmi Regionali (PR), nonché con il PNRR. Alla base del nuovo programma, infatti, c’è l’esigenza di integrazione e complementarità con gli altri strumenti: un tema complesso che richiede attenzione anche rispetto ai PR e che, necessariamente, dovrà essere affrontato in fase attuativa. Ad oggi sappiamo che il PN si rivolgerà, in particolare, ai luoghi di cultura appartenenti al patrimonio statale localizzato nelle regioni del Mezzogiorno e a grandi linee sono state anche individuate le demarcazioni di intervento rispetto al PNRR (a titolo esemplificativo in tema di efficientamento energetico, il PN si rivolge a biblioteche e archivi statali, mentre il PNRR prevede interventi a favore di musei, teatri e cinema).
Seguendo recenti approcci della Commissione[1], agire sul patrimonio culturale implica la contemporanea possibilità di innescare sviluppo economico, ma anche promuovere la coesione territoriale intesa come fattore di inclusione e, quindi, di sostenibilità sociale.
Muovendosi in questo contesto, le sfide più rilevanti da affrontare sono:
- la solidità dei settori culturali e creativi;
- la capacità di preservare il patrimonio per le generazioni future;
- i livelli di accesso e di fruizione del patrimonio;
- il grado di partecipazione culturale delle comunità.
All’interno dei PR, la cultura dovrà assumere il ruolo di elemento trasversale da promuovere nell’ambito dei diversi obiettivi di policy (OP). A questo fine, la solidità dei settori culturali e creativi nell’ambito dell’OP 1 si traduce nella promozione di azioni volte alla digitalizzazione del patrimonio culturale e di azioni tese ad accrescere la competitività delle imprese culturali, creative e turistiche. La capacità di preservare il patrimonio per le generazioni future sarà garantita nell’ambito dell’OP2, attraverso interventi dedicati alla protezione dai rischi e al recupero del patrimonio naturale e culturale. Mentre i livelli di accesso e di fruizione del patrimonio e il grado di partecipazione culturale delle comunità saranno finanziati nell’ambito dell’OP4 attraverso azioni tese a valorizzare il ruolo della cultura e del turismo nello sviluppo economico, per l’inclusione e l’innovazione sociale. Anche gli interventi promossi dalle Strategie Territoriali nell’ambito dell’OP5 potranno contribuire a rafforzare, attraverso la valorizzazione e la promozione del patrimonio culturale, i valori identitari rispetto cui le comunità si riconoscono.
Parimenti, PN-Cult si pone l’obiettivo di rafforzare il sistema culturale, sfruttando approcci e azioni innovative. Il PN-Cult non sosterrà finalità turistiche, agendo esclusivamente con l’obiettivo di aumentare la partecipazione culturale dei cittadini, muovendosi di fatto nella prospettiva che riconosce ai beni culturali non solo delle finalità promozionali ed economiche, ma che lo identifica quale elemento funzionale agli obiettivi della inclusione e dell’innovazione sociale in quanto specchio di un’azione che muove dal basso a partire dalle comunità che si riconoscono in quel patrimonio.
Il Programma agirà per fare fronte a 3 sfide caratterizzanti: valorizzare il potenziale della cultura per la costruzione di economie creative e sostenibili (OP1); far emergere il potenziale del settore culturale per la transizione verde e il Green Deal europeo (OP2); massimizzare il contributo del settore culturale alla riduzione delle crescenti diseguaglianze sociali e dei divari territoriali (OP4).
La dotazione finanziaria di circa 650mln/€, nel dettaglio, e in complementarità con quanto sarà possibile finanziare nel PR, interverrà:
- nell’ambito dell’OP1 (202mln/€) si finanzierà la realizzazione di strumenti e servizi innovativi a beneficio di cittadini e operatori (progetto sperimentale di biglietterie elettroniche), favorendo la creazione di un ambiente digitale a supporto dell’attività delle imprese (sviluppo di progetti, prodotti e iniziative di carattere innovativo).
- nell’ambito dell’OP2 (252mln/€) si sosterranno interventi di
- prevenzione e di messa in sicurezza dal rischio sismico dei luoghi della cultura;
- prevenzione della perdita di beni del patrimonio culturale coinvolti in eventi calamitosi e per la gestione sostenibile dei processi di recupero del patrimonio edilizio storico;
- efficientamento energetico di edifici sedi di luoghi della cultura sia sotto il profilo strutturale che impiantistico;
- riqualificazione energetica di complessi monumentali di particolare rilevanza storico-artistica (cantieri pilota).
- Nell’ambito dell’OP4 (dotazione 177mln/€) si sosterranno interventi per:
- ampliare e migliorare l’accesso alla cultura a beneficio di gruppi sociali svantaggiati e garantire inclusione sociale attraverso la pratica e la partecipazione culturale;
- rafforzare la coesione e l’inclusione sociale, potenziando la domanda culturale con un’attenzione specifica all’ampliamento verso le fasce deboli e più vulnerabili della popolazione. Le principali istituzioni culturali potranno svolgere funzioni diversificate e rappresentare poli di inclusione, partecipazione e produzione culturale, di diffusione e trasferimento dell’innovazione alimentata dalla cultura e dalla creatività, attraverso processi di coinvolgimento diretto di tutte le componenti delle comunità locali;
- rivitalizzare e rifunzionalizzare i luoghi della cultura e i servizi culturali attraverso la promozione di progetti di welfare culturale, di educazione culturale e artistica (rivolta alle scuole dell’infanzia e primarie), di reinserimento dei detenuti;
- promuovere la creatività contemporanea, la partecipazione culturale e valorizzare le risorse dei territori. In quest’ambito si finanzieranno progetti innovativi caratterizzati da uno spiccato carattere locale e dal coinvolgimento diretto delle comunità (es. laboratori urbani per la costruzione di comunità creative, processi partecipati di valorizzazione delle opere provenienti da depositi di grandi Musei e restituite ai territori di provenienza).
Le conseguenze della pandemia hanno riproposto con forza il ruolo della cultura e del patrimonio culturale nella dimensione di uno sviluppo sostenibile e di lungo periodo. La Commissione – che si era mostrata poco incline a ricomprendere il settore culturale nella nuova Politica di Coesione – ha scelto di reinserirlo ridefinendone i contorni rimarcando la necessità di coniugare il finanziamento alla cultura con il sostegno alle imprese del settore, il contributo alla transizione verde, nonché quale strumento di inclusione e innovazione sociale. È questa la vera sfida che ci troveremo ad affrontare – a tutti i livelli e con i diversi strumenti – reinventare un settore per dargli nuova linfa e futuro: i luoghi oggetto di intervento dovranno potenziare la propensione a svolgere, accanto alle loro tradizionali funzioni, un nuovo ruolo che li caratterizzi come veri luoghi civici, più connessi con la cittadinanza e in grado di promuovere, al fianco delle istituzioni territoriali e locali, vere politiche di integrazione e inclusione sociale. L’obiettivo sarà quello di ampliare gli orizzonti e guardare alla cultura con occhi nuovi in grado di esaltarne le potenzialità di sempre attraverso un nuovo modo di agire.
[1] Convenzione di Faro del Consiglio d’Europa