EconomiaAmbienteLe Aree Interne nella Nuova Programmazione

Le Aree Interne nella Nuova Programmazione

di Rosario Salvatore

Nel corso della Programmazione 2014-20 dei fondi strutturali, l’Italia è stata protagonista a livello Europeo della sperimentazione di un modello di strategia complementare rispetto a quelle – ben più rodate e testate – delle aree urbane e che ha visto protagoniste le “aree interne” del Paese, quelle zone che, per conformazione fisica e/o distanza geografica, erano sofferenti sotto il punto di vista socio-economico e demografico. Carenza di attività produttive, perdita di servizi essenziali – scuola, trasporti, sanità – e preda di una inarrestabile emorragia demografica, le aree SNAI sono diventate luogo di sperimentazione innovativa di politiche e investimenti frutto di strategie locali, pensate e attuate sulla base delle caratteristiche peculiari di ciascun territorio, nel tentativo di dare risposte strettamente correlate ai bisogni emersi, ampliando il tasso di partecipazione delle amministrazioni e delle popolazioni locali.

Come spesso accade, un giudizio con luci e ombre, dove, tuttavia, le luci sembrano essere maggioritarie – quanto meno rispetto all’idea di fondo e all’impostazione di base delle politiche, a differenza della fase attuativa, che, viceversa, ha lasciato non pochi dubbi ed è stata vittima di non pochi ritardi. Sta di fatto che per il ciclo 2021-27, l’Europa, per la prima volta, ha scelto di inserire un riferimento esplicito nei regolamenti, circa la necessità di offrire sostegno ad hoc per le zone svantaggiate “che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici”, offrendo, in un certo senso, continuità alle politiche in corso e aprendo a una loro più ampia diffusione. Anche a prescindere da quanto deciso in Europa, la ribalta delle aree interne nell’Italia delle chiusure e dei lockdown aveva rappresentato un fenomeno di dimensioni inattese, stimolando dibattiti, riflessioni e aspettative, probabilmente al di sopra delle reali potenzialità e prospettive delle zone più remote del paese che, in effetti, sembrano aver perso quello smalto e quella attrattività di qualche mese fa. Ma se la “moda” è passata, restano i problemi che quelle aree e quelle popolazioni si trovano a dover affrontare.

Per questo, oltre che per dare seguito alle indicazioni regolamentari, lo scorso aprile è stato approvato il documento strategico “Verso una Agenda Territoriale della Regione Campania”, che racchiude le analisi e definisce le principali linee programmatiche sulle quali costruire, per il 2021-27, le strategie territoriali, sia per la parte urbana (che sarà ridefinita e rafforzata con l’introduzione di “aree vaste), sia per la parte non urbana. Sotto questo punto di vista, alle 4 aree già selezionate ai fini dell’attuazione della SNAI 2014-20 – Alta Irpinia, Vallo di Diano, Cilento Interno e Tammaro-Titerno – per la prossima programmazione si ipotizza di aggiungerne ulteriori due (Alto Matese e Sele-Tanagro). A queste aree il nuovo PR-Fesr Campania 2021-27  dedica un obiettivo specifico nell’ambito dell’Obiettivo di Policy 5, “Un’Europa più vicina ai Cittadini”, prevedendo risorse importanti (circa 100mln/€) sia per investimenti rispondenti alle strategie delle aree, che per il rafforzamento della capacità amministrativa delle amministrazioni locali protagoniste delle strategie, al fine di ridurre i tempi di attivazione degli strumenti territoriali, semplificando e migliorando i processi, anche attraverso la messa a disposizione di personale esperto.

Un aspetto – quelle delle lentezze e delle carenze amministrative – che, come detto, ha proiettato ombre lunghe, incertezze e complessità eccessive lungo tutta la fase attuativa del ciclo 14-20, e che, pertanto, deve essere affrontata in maniera strutturale, onde evitare che ottime idee e buone strategie si traducano in scarsa (o nulla) capacità realizzativa.  Per altro verso, restano invece confermate la caratterizzate fondamentali delle strategie che, come in passato, dovranno, anzitutto, contrastare le forti tendenze allo spopolamento e le condizioni di strutturale carenza di servizi essenziali ai cittadini, dovuta, anzitutto, alla lontananza dai poli primari, per poi rilanciare la promozione di progetti di sviluppo socio-economico integrato, che preservino e valorizzino il patrimonio naturale e culturale.

Più nello specifico, l’approccio e lo sviluppo territoriali potranno essere valorizzati – a partire dalle proprie elaborazioni strategiche – mediante la convergenza trasversale di più programmi e fonti di finanziamento, a cominciare da quanto previsto dal bilancio statale che, annualmente, destina risorse alla SNAI per accrescere la qualità e disponibilità dei servizi di istruzione e formazione, l’accessibilità di ospedali e servizi sanitari essenziali e l’ottimizzazione dell’offerta di mobilità pubblica.

Le strategie potranno sviluppare progetti finalizzati alla protezione e valorizzazione del patrimonio naturale e culturale e delle filiere produttive locali, quali volano per innescare processi di sviluppo a partire dalla “diversità” di ciascuna area (stile vita, ambiente, produzione e alimentazione) e nonché promuovere investimenti in chiave di sviluppo del turismo sostenibile anche per soddisfare nuovi target di domanda “fuori stagione” e forme di turismo alternativo (sportivo, outdoor e della natura, esperienziale e di valorizzazione della filiera enogastronomica), non disgiunto dalla promozione dell’accoglienza di lungo periodo per nuovi cittadini (smart workers, imprenditori digitali). Accanto a questo, sarà possibile lo sviluppo di itinerari culturali, come pure il rilancio dei borghi storici, anche connessi a politiche di valorizzazione dell’artigianato e del “saper fare”, come strumenti per lo sviluppo della competitività delle imprese e dell’economia dei borghi.

Il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo individuati per il prossimo ciclo di programmazione, sarà possibile solo attraverso una forte sinergia tra i diversi strumenti (europei, nazionali e regionali). L’integrazione tra i vari strumenti costituisce, pertanto, un prerequisito fondamentale affinché si possa realmente arrivare alla definizione e all’attuazione di un’Agenda Territoriale regionale capace di contribuire ad affrontare le sfide preposte. Questa impostazione presenta almeno due importanti caratterizzazioni. Anzitutto, un’attenzione alle caratteristiche peculiari, in termini di fabbisogni e potenzialità, dei diversi ambiti territoriali regionali, una più precisa lettura degli impatti differenziati delle politiche nei diversi territori, uno stimolo e un incentivo ai sistemi territoriali ad elaborare visioni e strategie di area vasta e, non ultimo, il coinvolgimento diretto degli Enti e delle comunità locali attraverso l’elaborazione delle strategie partecipate. In virtù di questo – ed è il secondo elemento, non meno importante – la Regione intende accompagnare e sostenere, in tutte le fasi previste, i territori coinvolti nella elaborazione e attuazione di strategie, mediante percorsi di rafforzamento della capacità amministrativa ed agendo in coerenza con quanto previsto in seno all’AdP.

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