di Pasquale Russiello
La crescente sensibilità verso le attività ad impatto ambientale e sociale, alimentata dalla recente approvazione della direttiva europea sulla rendicontazione non finanziaria CSRD (Corporate Social Reporting Directive) e la divulgazione di buone prassi indotte dalla normativa nazionale in materia di bilancio di sostenibilità, aprono nuove opzioni di finanziamento per gli Enti locali [1].
L’aumento costante della numerosità di individui in condizioni di povertà ed il prolungarsi degli effetti indotti dagli eventi congiunturali, stanno cristallizzando una domanda di assistenza sociale che va oltre la gestione delle istanze promosse da cittadini affetti da forme di deprivazione, assumendo una dimensione strutturale che si riflette in una platea sempre più ampia di richiedenti.
Tale andamento, ha fatto emergere l’importanza del recupero di efficacia delle prestazioni e del controllo puntuale della qualità dei servizi da parte degli enti preposti, così come si può evincere dal recente approfondimento da parte dell’ANAC.
Per analisi della qualità, l’ANAC [3] intende l’adozione di strumenti di valutazione “specifici e adeguati per la definizione, la misurazione e la valutazione della qualità dei servizi sociali, al fine di conseguire una migliore gestione della spesa pubblica e una maggiore soddisfazione degli utenti”. L’Autorità suggerisce, pertanto, lo sviluppo di sistemi di gestione della qualità, basati su indicatori e criteri operativi, costruiti anche a livello di ambito territoriale, con la compartecipazione di tutti i soggetti interessati, tra cui: enti locali, organizzazioni del terzo settore, utenti.
La misurazione della qualità dei servizi, deve basarsi su dati di riferimento acquisiti adottando accurate metodologie in grado di minimizzare gli errori sistematici e di rilevazione e dev’essere finalizzata a misurare “la rilevanza e l’efficacia delle azioni messe in atto, tenendo conto degli obiettivi perseguiti, la soddisfazione delle necessità dei beneficiari dei servizi e la loro vulnerabilità nei confronti dei rischi, delle spese e di qualunque elemento che possa influenzare la durata della fornitura del servizio”.
Risulta, altresì, di fondamentale importanza che i dati raccolti vengano ordinati in database dinamici, strutturati in modo da facilitare la consultazione ai diversi stakeholder coinvolti nel processo e consentire l’identificazione delle dinamiche in essere, delle performance raggiunte, delle eventuali discontinuità e riscontrare la rispondenza delle strategie e dei processi adottati rispetto alle evoluzioni quanti-qualitative della domanda. Per completare la descrizione delle metodologie utili al monitoraggio qualitativo dei servizi, si segnala infine il concetto di “benessere dei beneficiari”, inteso come parametro correlato alla tipologia di esigenza ed alle performance dei soggetti attuatori assegnatari degli appalti, allo stato non soggetti a forme di check up periodici e rating strutturati.
La auspicata crescita organica della qualità dei servizi, in un contesto di aumento quantitativo lineare della domanda, non può prescindere dalla necessità di reperire risorse finanziare adeguate alla portata dell’evoluzione che si intende imprimere al processo. Sotto questo aspetto, il nuovo orientamento al monitoraggio dell’efficacia e la qualità dei servizi sociali erogati, trova un’importante sinergia con il mondo delle imprese di medio-grandi dimensioni e, in generale, con tutte le iniziative private che intendono attuare iniziative ad impatto sociale, ovvero attività rientranti nei 17 Sustainable Development Goals (SDGs) e adeguarsi alla direttiva CSRD. Si rende, infatti, possibile identificare un nuovo modello di fundraising destinato a soddisfare la domanda di servizi sociali rientranti tra i SDGs, definito cartolarizzazione dei rendimenti non finanziari.
Tale modello, ispirandosi alle consolidate tecnicalità della cartolarizzazione di asset, crea le condizioni affinché i soggetti, a vario titolo interessati alla generazione di impatti sociali, possano effettuare investimenti e partecipare alla condivisione dei rendimenti (non finanziari), beneficiando di livelli di controllo standardizzati e certificabili azzerando, al contempo, i rischi di facewashing [4].
La cartolarizzazione dei rendimenti non finanziari è stata concepita come soluzione per canalizzare risorse finanziarie provenienti da imprese private e operatori no-profit verso gli Enti locali, assicurando per gli investitori: certezza delle procedure, mitigazione dei rischi di facewashing e segregazione dei risultati non finanziari, generati nel rispetto delle Linee Guida ANAC. Lo schema di sintesi del primo strumento che crea una separazione formale, oltre che sostanziale, tra gli investitori e l’investment arena di iniziative ad impatto sociale, è il seguente:
Nello schema adattato da una operazione di cartolarizzazione tradizionale, i ruoli vengono così identificati:
Investitori, sono coloro i quali hanno maturato la decisione di effettuare investimenti ad impatto, in linea con quanto previsto dalla CRSD e dalla legge 254/2016 [2].
Originator, sono gli Enti locali chiamati ad assicurare il soddisfacimento della domanda di servizi sociali mediante prestazioni dirette o erogate da terzi (Soggetti erogatori).
Soggetti erogatori, sono gli operatori che espletano attività sociali relative a servizi continuativi, gestiscono la presa in carico di richiedenti di varie forme di assistenza, dispongono di soluzioni anche tecnologicamente evolute per migliorare la qualità, quantità e/o l’efficacia delle proprie prestazioni.
IBS, Impact Based Securities sono i risultati non finanziari realizzati dai Soggetti erogatori misurabili in termini di performance ottenute e benessere percepito dai beneficiari.
Master Servicer, è l’organismo dotato di requisiti soggettivi e oggettivi tali da assicurare il rispetto di procedure e gli opportuni controlli su coloro che generano gli impatti. In particolare, il Servicer traccia i flussi finanziari provenienti dagli investitori, acquisisce i riscontri della canalizzazione degli impieghi e monitora, in modo trasparente e certificato, la produzione dei rendimenti non finanziari.
La cartolarizzazione dei rendimenti non finanziari, oltre a costituire un modello basato su prassi logico finanziarie e contrattuali consolidate, costituisce un metodo per collegare la crescente domanda di risorse finanziarie da parte degli Enti locali all’offerta di capitali destinati a progetti ad impatto, da riportare nei bilanci di sostenibilità di numerose imprese. Progetti che, con questa soluzione, operano una segregazione delle attività e dei rendimenti, restituiscono agli investitori i soli risultati generati, proteggendoli, al contempo, dai rischi operativi e di processo, connessi all’espletamento delle attività.
[2] Il D.lgs. n. 254/2016, in attuazione della direttiva 2014/95/UE, stabilisce che le imprese di grandi dimensioni devono depositare una dichiarazione individuale di carattere non finanziario sul proprio andamento, sui propri risultati e sull’impatto dalla propria attività dal punto di vista ambientale, sociale, della gestione del personale, del rispetto dei diritti umani e della lotta alla corruzione. La rendicontazione è obbligatoria per i soggetti con più di cinquecento dipendenti (media durante l’esercizio finanziario) e che, alla data di chiusura del bilancio, abbiano superato almeno uno dei seguenti limiti dimensionali: (i) totale dello stato patrimoniale di 20 milioni di euro; (ii) totale dei ricavi netti di 40 milioni di euro. La violazione di tale obbligo comporta una sanzione amministrativa pecuniaria che va da 20.000 a 100.000 Euro.
[3] ANAC | Linee Guida n. 17 – Indicazioni in materia di affidamenti di servizi sociali – approvate dal Consiglio dell’Autorità con Delibera n. 382 del 27 luglio 2022.
[4] Green, Social, Health, Woke, Art.