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Assemblea Anci 2022, le battaglie dei sindaci e le sfide future. Ma a Bergamo restano tante partite aperte

di Nino Femiani

Abuso di ufficio, Tuel, terzo mandato, autonomia differenziata, tagli di risorse: i primi cittadini fanno rete a partire dal Sud

Un’assemblea speciale, un’assemblea normale. Quando il presidente dell’Anci, Antonio Decaro, ha aperto, alla presenza di oltre 2.208 sindaci in fascia tricolore e di 4.148 ospiti, l’Assemblea nazionale a Bergamo la prima sensazione è che, finalmente, si tornava alla normalità dopo anni di Covid e restrizioni. La seconda era che, quella in terra di Lombardia, era anche un’assemblea speciale perché avveniva durante la «tempesta perfetta», quell’incrocio di correnti e marosi che mette in fila guerra, pandemia, nuovo governo, spesa affannosa del PNRR. Rilancio di piccoli e grandi centri urbani, rammendo delle periferie, accoglienza integrata, semplificazione amministrativa, nuova governance delle risorse, responsabilità dei sindaci (dall’abuso d’ufficio alla legge Severino) e terzo mandato: tutto questo era contenuto nelle 25 pagine di relazione introduttiva. Argomenti scottanti che, intrecciati, hanno fatto capire che il sindaco resta il terminale più esposto della Repubblica. «I sindaci sono il crocevia tra i problemi vecchi e nuovi e l’avamposto ai quali si rivolgono tutti i cittadini anche per i problemi che non sono di competenza del Comune», ha aggiunto Decaro.

A fronte delle responsabilità in capo ai sindaci non c’è lo stesso riconoscimento della loro dignità istituzionale nonostante abbiano il ruolo di tenere unita la comunità. Non parliamo delle indennità, aumentate solo dalla legge di bilancio 2021, ma non si capisce ad esempio perché un sindaco di un comune con più di 15mila abitanti non possa candidarsi al Parlamento se non dimettendosi prima e possa fare solo due mandati da primo cittadino nonostante sia l’unico rappresentante istituzionale ad essere eletto direttamente dai cittadini. Non è così per i consiglieri regionali né per i parlamentari. «Fare il sindaco è un grande privilegio, potendo aprire una scuola, una palestra, assegnare una casa a chi non ce l’ha e soprattutto di poter godere della fiducia dei nostri concittadini e della nostra comunità», ha detto Decaro rianimando lo spirito dei primi cittadini, depressi dalle bollette energetiche, dai fondi PNRR per i quali c’è una corsa ad ostacoli tra mille autorizzazioni, dal permanere di insidie nella nuova legge di bilancio dove sottotraccia si intravedono le linee di nuove sforbiciate. In questo scenario, la prima sfida è quella di mantenere la compattezza del fronte dei sindaci in un quadro politico dominato dal nuovo governo a guida Fdi e da un’opposizione divisa per tre. Il dogma è sempre lo stesso: Anci non è pregiudizialmente ostile né a favore di un governo che viene giudicato solo sui fatti e non sul colore, una sorta di sindacato di comunità che farà proprie valutazioni sulla legge di bilancio, sull’Autonomia differenziata, sulle promesse per depennare l’abuso d’ufficio e modificare il perimetro della responsabilità dei sindaci, sulle semplificazioni.

«Basta ai dibattiti generali» ha detto Gaetano Manfredi, uno dei 119 sindaci campani presenti alla Fiera di Bergamo. «Bisogna ora stringere i bulloni e intervenire in modo da riuscire a fluidificare il processo di spesa, la messa a terra delle risorse, a partire da quelle del PNRR e dei fondi di coesione. È nell’interesse di tutta l’Italia che cresca il Sud. Oggi abbiamo bisogno di unità e cooperazione». Poi la stoccata del sindaco di Napoli sull’Autonomia differenziata: «Non sono contrario all’Autonomia come principio generale, perché è un valore. Ma il tema è come si fa e per cosa si fa. E i Comuni non restino fuori dalla discussione. Il tema dell’istruzione mi preoccupa moltissimo. In Europa l’Italia è il Paese che ha il più grande divario di istruzione al suo interno. Noi abbiamo la più alta percentuale di giovani che non studiano e non lavorano. Dunque, bisogna fare delle politiche attive per migliorare l’istruzione». «Rischiamo di passare dal centralismo statale a quello regionale; tagliando fuori i comuni che, ormai, non esistono più in alcuna discussione sulle riforme», ragiona Clemente Mastella, ex ministro Guardasigilli e sindaco di Benevento.

Oltre all’Autonomia differenziata, la crucialità delle risorse è stato uno dei refrain di Bergamo, uno dei punti di osservazione per valutare l’umore dei sindaci, meridionali e campani, soprattutto. «Con il caro bollette e l’inflazione in crescita abbiamo sicuramente dei problemi non solo sulle opere del PNRR, ma anche sulle altre opere che i comuni continuano a gestire», ha dichiarato il presidente di Anci Campania, Carlo Marino. «Il governo – ha aggiunto, proseguendo sui rincari – ha messo questo tema al primo posto, perché rischiamo di avere alcune aziende che lasciano i cantieri». Secondo il sindaco di Caserta, «l’aumento dei costi rischia di impedire la realizzazione di opere finanziate con il PNRR».

E proprio sulla gestione dei progetti e dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il ruolo dei comuni e dei sindaci è «determinante: ci sono 40 miliardi per gli enti locali, che storicamente rappresentano il soggetto attuatore che contribuiscono maggiormente alla spesa pubblica per investimenti nel nostro Paese». ha dichiarato il sindaco di Bellosguardo e presidente del Direttivo Anci Campania, Geppino Parente. «Ma occorre immaginare un fondo di rotazione a cui i Comuni possono attingere per pagare le imprese, non si può andare avanti con un’anticipazione del 10%».

Punti che si sono annodati a quelli della responsabilità penale dei sindaci, come fosse una lunga volata iniziata con la manifestazione del 7 luglio scorso a Roma. «I sindaci non cercano dei privilegi – ha detto Mimmo Volpe, sindaco di Bellizzi e coordinatore regionale di Ali, riferendosi al fatto che i primi cittadini non possono svolgere il terzo mandato -, vorremmo essere trattati come le altre figure istituzionali», in tal senso ha evidenziato che «i sindaci non possono candidarsi al parlamento, hanno un limite di due mandati che nessun’altra figura istituzionale ha e, soprattutto, c’è un tema di responsabilità». «Non si può essere responsabili di cosa accade all’interno di un comune per il solo fatto di essere sindaco», e ancora «non vogliamo immunità e impunità, cerchiamo di avere un limite preciso rispetto alle nostre responsabilità. Se poi un sindaco dovesse sbagliare pagherà le conseguenze, anche più degli altri perché tradisce il consenso e la fiducia dei propri concittadini». Gli ha dato manforte il presidente Marino: «Ci aspettiamo che il legislatore si faccia carico dell’approvazione rapida di alcune norme specifiche, che aiutino tutti noi a svolgere al meglio il nostro ruolo, soprattutto, in modo adeguato a quello che i nostri cittadini si aspettano. Da anni si susseguono casi e fattispecie che vedono i sindaci, gli amministratori e i dirigenti destinatari di provvedimenti relativi a imputazioni di responsabilità in sede penale, civile, amministrativa ed erariale che si concludono nella stragrande maggioranza con archiviazioni. In questo contesto – ha concluso Marino – emerge la debolezza o l’assenza del nesso di causalità fra la condotta censurata e l’evento, mentre i sindaci risultano sempre responsabili per l’esercizio o il mancato esercizio di un potere, molto al di là dei compiti e delle responsabilità. Sostanzialmente, chiediamo l’affermazione concreta di un principio di eguaglianza e di pari dignità con le altre cariche elettive e di governo».

Ma l’Assemblea di Bergamo è vissuta anche di solidarietà, quella ai Comuni e alle popolazioni ucraine. Momenti di commozione e un impegno verso quel Paese che sta vivendo una situazione drammatica da diversi mesi per via del conflitto bellico in corso. A ciò si aggiunge l’attuale assenza di energia elettrica e di riscaldamento di ogni tipo dovuto ai quotidiani bombardamenti russi che, con il rigido inverno, rischia di aumentare il numero di vittime innocenti. Per questo motivo il Coordinamento delle Anci Regionali, insieme al Mean (Movimento Europeo di Azione Non Violenta), ha pensato di appellarsi con immediatezza alla solidarietà dei Comuni italiani per avviare una campagna di raccolta di indumenti adatti ad affrontare l’inverno e andare così in soccorso della sfortunata popolazione dei comuni ucraini.

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