Il referendum del 2 giugno 1946 ha avuto un impatto così importante sulla storia e la società italiana da ispirare anche il mondo del cinema con numerose opere
Da “Una vita difficile” di Dino Risi ai tre documentari di Sandro Bolchi, Ermanno Olmi e Vittorio De Sica
di Alessandro Crocetta
Il referendum del 2 giugno 1946 ha avuto un impatto così importante sulla storia e la società italiana che ha ispirato anche il mondo dell’arte, e in particolare il cinema. Uno su tutti è il film che in buona parte ha raccontato quel giorno così importante e decisivo per il nostro Paese, e cioè “Una vita difficile” di Dino Risi, uscito nel 1961, con protagonisti Alberto Sordi e Lea Massari.
La storia è quella del giornalista Silvio Magnozzi (Alberto Sordi), ex partigiano comunista che ha combattuto nella zona del lago di Como, dove ha conosciuto Elena (Lea Massari) diventata la sua compagna, e che ora, finita la guerra, lavora a Roma in un piccolo giornale finanziato da una cooperativa. La vita per Silvio è, appunto, difficile, come recita il titolo, e ci sono giorni in cui si salta il pasto. E qui entra in ballo proprio la giornata del 2 giugno del ’46: la città è in fibrillazione, la gente si è riversata nelle piazze, dove si discute, si polemizza con passione. Il caso vuole che Elena venga salutata da un amico di famiglia, un marchese, che invita i due a cena nel palazzo, presso i principi Rustichelli, con una ragione precisa: sarebbero in tredici a tavola e questo per scaramanzia proprio non va.
La principessa novantenne, quasi morente, ma autoritaria, è capotavola e scruta i nuovi arrivati, si rende conto che non fanno parte del suo mondo e non approva. Gli altri sono figli, nipoti e pronipoti.
La principessa dice: “Perché tanta gente vuole male al re?”. Silvio risponde: “Perché molti lo accusano di essere andato al sud, perché non è andato al nord a combattere coi partigiani?”. Il generale ribatte: “Lei ha detto andato, ma con la mano ha fatto segno scappato. I Savoia non scappano”. Elena, prudente, cerca di mediare: “Ma che faceva, combatteva a settant’anni, piccolo, un po’ malato”. Un giovane nipote irrompe: ” I partigiani… canaglie che non hanno fatto altro che confusione”. Qualcuno applaude. Nel frattempo viene servita la cena, un ricchissimo pasticcio. La principessa si serve un’unica oliva. Elena riempie il piatto di Silvio, e il proprio, fino all’orlo. Ma ecco il momento dell’annuncio alla radio: “Monarchia voti 10 milioni 709 mila 423”. I nobili esultano. “Repubblica voti 12 milioni 718 mila 019. Da oggi l’Italia è repubblicana”. Nell’ambiente cala il gelo. Dopo qualche momento di sconcerto tutti si alzano. Il marchese che ha fatto l’invito parla al telefono: “Non piangere papà, non tutto è perduto”. La stanza, e la tavola sono vuote, ma Elena e Silvio, felici e affamati, cominciano a mangiare e brindano anche con una coppa di champagne, mentre la radio trasmette, a tutto volume, l’inno di Mameli. “Il referendum del 2 giugno del 1946 era questo. Meglio di così non poteva essere raccontato”, scrive Pino Farinotti, critico cinematografico, giornalista e scrittore, autore dell’omonimo e celebre dizionario del cinema.
Naturalmente una data così rilevante dal punto di vista storico non poteva non essere raccontata anche in numerosi documentari, e qui è giusto ricordare almeno i tre andati in onda sulla Rai nel 1971, nel venticinquesimo anniversario della Repubblica Italiana, ciascuno diretto da un grande nome del cinema o della televisione: il maestro degli sceneggiati Sandro Bolchi, l’allora emergente Ermanno Olmi e, per il capitolo centrale, uno dei padri del Neorealismo, Vittorio De Sica, qui in una delle sue rare regie televisive.
Nel primo documentario, intitolato “La vigilia”, Sandro Bolchi ricostruisce gli antefatti della nascita della Repubblica, dalla Liberazione nel ’45 fino alla decisione di indire un referendum istituzionale contestuale al voto per l’Assemblea Costituente. Il secondo, “2 giugno”, è il racconto della fase più breve ma anche più intensa del passaggio dalla monarchia alla repubblica, dal giorno del referendum a quello della proclamazione dei risultati da parte della Corte di Cassazione. Qui Vittorio De Sica scelse di filtrare gli eventi attraverso la narrazione di un nonno al suo nipotino e, insieme al cosceneggiatore Fabrizio Onofri, immaginò una lunga passeggiata nei luoghi di Roma dove i fatti si svolsero, da Porta San Paolo al Quirinale. Al centro del terzo documentario “In nome del popolo italiano”, infine, vi è il tema della costruzione del nuovo Stato repubblicano, a partire dal dibattito che all’Assemblea Costituente avrebbe portato all’approvazione della nostra carta fondamentale. Sulla Costituzione e l’importanza di dare a essa piena attuazione le interviste ai cittadini e ad alcune delle personalità politiche che parteciparono alla sua stesura, Umberto Terracini, Pietro Nenni, Giorgio La Pira e Giovanni Leone.
(fotogrammi tratti dal film “Una vita difficile”, di Dino Risi, 1961)