Pubblica amministrazioneEnti LocaliDonne, partecipazione pubblica, lavoro: c’è ancora da fare

Donne, partecipazione pubblica, lavoro: c’è ancora da fare

di Annapaola Voto

Si moltiplicano gli accordi e le misure per garantire parità di diritti: l’impegno di IFEL e della Regione Campania

“Senza donne non se ne parla”, è il caso di dire, per ripetere il titolo della riuscita campagna Rai sulla parità di genere, “No women no Panel”, alla quale ha aderito anche la Regione Campania.

Una campagna europea introdotta in Italia dal servizio pubblico televisivo per promuovere spazio e ruolo per le donne anche nel dibattito pubblico. A Napoli, al palazzo regionale, è venuta la presidente Rai Marinella Soldi per sottoscrivere un patto con il Governatore, Vincenzo De Luca, il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi e i rettori delle università campane.

Il protocollo ha l’obiettivo di valorizzare competenze, esperienze e talenti femminili per una più compiuta attuazione dei principi di democrazia paritaria e pluralismo, garantendo l’adeguata rappresentanza delle donne in convegni, appuntamenti istituzionali e talk show. La Rai, nel suo ruolo educativo di servizio pubblico, ha voluto tradurre  la forza del principio “No Women No Panel”, lanciato dalla Commissione europea nel 2018, siglando, a gennaio 2022, il Memorandum of Understanding (MoU) tra la tv (promotrice) e le istituzioni pubbliche coinvolte: Presidenza del Consiglio, CNEL, Rappresentanza in Italia della Commissione europea, Conferenza delle Regioni, Unione province d’Italia, Associazione dei comuni italiani, Consiglio nazionale delle Ricerche, Conferenza dei rettori delle università italiane (CRUI), Accademia Nazionale dei Lincei, Unione per il Mediterraneo. Ai primi firmatari, si è aggiunta a ottobre 2023 l’adesione di Confindustria nazionale, aprendo così il MoU anche al settore privato, con la più grande organizzazione di imprese in Italia, e a dicembre quella di ISTAT, il principale produttore di statistica ufficiale in Italia.

È un protocollo anche quello firmato tra l’Ordine dei giornalisti della Campania, più specificamente la Commissione pari opportunità, e la sezione Fidapa Neapolis, che prevede la collaborazione nel promuovere azioni per la corretta informazione “per e sulle donne” e per realizzare i comuni obiettivi dell’empowerment femminile e di una cultura diffusa delle pari opportunità e di contrasto dei fenomeni di intolleranza e discriminazione. Il patto porta la firma di Nicoletta Lanzano (presidente della sezione Fidapa Neapolis) e di Titti Improta, presidente della Commissione Pari opportunità dell’Ordine dei giornalisti della Campania è stato siglato al termine di un evento – L’esserci della donna nel settore dell’informazione – molto partecipato e moderato da Clara Guarino, referente della task force del distretto Fidapa per istruzione e formazione. Quattro le relazioni svolte: Titti Improta, della CPO dell’ordine dei giornalisti Campania, ha affrontato i temi della presenza femminile nella professione giornalistica e dell’informazione sulla violenza contro le donne; Patrizia Melluso, direttora responsabile de “Il Paese delle Donne” e aderente all’associazione “Giulia giornaliste”, ha parlato delle donne nei media “tra presenza e rappresentazione” e degli stereotipi di genere; Ivana Nasti, dirigente dell’Agcom – Agenzia per le garanzie nella comunicazione, ha affrontato il tema della leadership femminile, Sabrina Bernardi, avvocata e presidente dell’associazione “Sconfiniamo”, ha trattato il tema della vittimizzazione secondaria delle donne nei tribunali e delle più importanti sentenze della CEDU (Corte europea per i diritti dell’uomo) sul tema.

L’evento è stato patrocinato da IFEL Campania e ha visto l’intervento introduttivo del direttore generale della Fondazione, Annapaola Voto. «Ho accolto con piacere l’invito della sezione Fidapa regionale a dare il patrocinio e a partecipare all’incontro. La Fondazione IFEL Campania – ha spiegato Voto – oltre ai suoi compiti specialistici, è impegnata nell’elaborazione di studi, ricerche e formazione, nella PA e nel settore privato, a supporto dell’empowerement femminile. Ancora oggi la comunicazione che riguarda le donne è orientata a rimarcare, oltre i fatti, dettagli spesso non utili alla narrazione, dalla cronaca alla politica, alle attività negli enti e nelle istituzioni».

Ma a che punto è il cammino delle donne in Campania? C’è sempre molto da fare anche se il livello di partecipazione sociale dichiarato è quasi in linea con quello dichiarato dagli uomini. Visto dal profilo occupazionale le donne sono ancora quasi la metà in percentuale rispetto agli uomini (sono 54 le donne campane occupate ogni cento uomini e la retribuzione media annua delle dipendenti del settore privato non arriva al 70% di quella dei colleghi). L’ambito nel quale c’è ancora un netto svantaggio è quello del potere, cioè quello di incarichi pubblici di vertice e decisori: è un ambito che evidenzia la maggiore penalizzazione per le donne campane. «I dati –commenta il direttore Voto – ci dicono che, per quanto riguarda la Regione Campania, i diritti di partecipazione delle donne, in ambito sociale, istituzionale, amministrativo, aziendale, non sono di totale svantaggio. È però ancora forte il disequilibrio tra l’investimento che le donne fanno negli anni dello studio e della formazione e i traguardi poi raggiunti in ambito professionale. È innegabile che, nel contesto di femminilizzazione della povertà post Covid-19, bisogna investire su misure che spingano le donne a liberarsi anche dall’ingiustizia dell’autoesclusione dovuta a necessità di cura familiari. Le possibilità ci sono, europee e regionali. Ho garantito alla presidente della Fidapa regionale la disponibilità della Fondazione a rafforzare rapporti di sinergia per raggiungere questi obiettivi, soprattutto per quanto riguarda la formazione, oggi più che mai necessaria in un mondo che evolve rapidamente». Proprio su questo aspetto al convegno è intervenuta l’assessore regionale Armida Filippelli sottolineando che «La formazione è uno strumento di libertà e di civiltà in una società che intende davvero tutelare le donne per evitarne l’espulsione dal mercato del lavoro, soprattutto nei momenti di crisi. Aiutare a formare le competenze significa contribuire a ridurre il divario di genere».

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