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“Le parole che scelgono il rispetto: il linguaggio come forza per l’empowerment femminile”, il talk di IFEL Campania

di Redazione

Si può andare, filologicamente, all’indietro nella Storia per trovare tracce visuali e di linguaggio all’origine del sessismo, della discriminazione, dell’uso distorto dell’immagine femminile, angelicata o demoniaca, tentatrice e ammaliatrice, fata o strega, ma mai persona svincolata da un’attenzione di genere. Il linguaggio influenza la realtà, non solo la racconta ma la determina, secondo i tempi e le sensibilità culturali e politiche. Ma oggi che siamo, in Europa e oltre Oceano, arrivati all’abbattimento della linea delle differenze, che esistono normative di tutela delle donne e della loro integrità, indirizzi a ogni livello, possiamo veramente dire che l’universo femminile goda del “beneficio della parola” utile per la sua autodeterminazione e il suo empowerment?

È stato questo il ragionamento di base che ha ispirato il Digital Talk organizzato dalla Fondazione IFEL Campania in occasione della Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne dal titolo “Le parole che scelgono il rispetto: il linguaggio come forza per l’empowerment femminile”.

“Padrona di casa” il Direttore Generale della Fondazione, Annapaola Voto, che, in continuità con analogo evento organizzato lo scorso anno, ha aperto quest’anno le porte del confronto a un qualificato parterre di ospiti internazionali, tutte accademiche, che si sono confrontate con le colleghe delle università campane seguendo un filo di ragionamento che è andato oltre gli aspetti semantici e linguistici per uno scambio di esperienze sull’aumento di svariate forme di violenza a danno delle donne e di persistente tipizzazione di ruoli e stereotipi. Oltre al Direttore della Fondazione sono intervenute al dibattito, moderato dalla giornalista dell’ufficio stampa della Regione Marianna Ferri, Armida Filippelli, Assessore alla Formazione della Regione Campania, Stefania Leone, ordinario di Sociologia Generale all’Università di Salerno, Eliana Moscarda Mirković, associato di Lingua e Letteratura Italiana dell’Università Juraj Dobrila di Pola (Croazia), Maria Rosaria Alfano, docente di Finanza pubblica all’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli, Enkelejda Shamku Shkreli, docente di Lingua e Letteratura albanese presso l’Università di Bologna. “Grazie a questa qualificata partecipazione – ha spiegato il Direttore di IFEL Campania – l’incontro di oggi ha inteso allargare la prospettiva ad altre esperienze, italiane e internazionali, per fare una comparazione sul binomio oggetto del tema, nel linguaggio corrente, nelle espressioni dei media, nelle relazioni accademiche, negli ambienti culturali e istituzionali, nelle società”.

Il Direttore ha sottolineato poi l’impegno fattuale della Fondazione per la promozione della cultura dell’inclusione contro ogni discriminazione, per il quale ha ottenuto la certificazione UNI PDR 125, relativa alle politiche di parità di genere nelle organizzazioni. Impegno concretatosi anche con la partecipazione a numerosi eventi a sostegno di una battaglia comune, come la manifestazione contro la violenza sulle donne a Scampia, o quella della commissione per le pari opportunità dell’Ordine dei giornalisti – Fidapa per un linguaggio non violento nei media. “Il linguaggio – ha continuato Voto – è un elemento in continua evoluzione, quello che più velocemente si modifica e adatta per consentire alle persone di poter descrivere e condividere le proprie esperienze. “Le parole sono pietre”, scriveva Carlo Levi, e per questo la scelta del linguaggio non è mai casuale. Lavorando con le parole, promuovendo l’utilizzo di un linguaggio che permetta a tutti di accogliere e ascoltare l’altro senza giudicarlo o stigmatizzarlo, sarà possibile provare a modificare la realtà, rendendo il mondo un posto in cui la violenza è riconosciuta e non più nascosta o minimizzata e dunque evitata. Usare le parole giuste, contrastare gli stereotipi, attuare la par condicio di genere e dunque educare alla parità, evitando però le estremizzazioni messe oggi in atto dalla cosiddetta ideologia “woke”. È ancora una volta una rivoluzione culturale, dal linguaggio alle abitudini, quella che può produrre il cambiamento reale della società”.

“Infine – ha concluso – è importante porre l’accento anche sul tema della formazione e della mediazione culturale, e questo è un ambito specifico della Fondazione. Ciò consente alle donne di prendere decisioni informate e di partecipare attivamente alla vita pubblica e politica”.

Un assist puntuale per l’intervento dell’Assessore regionale Filippelli, che infatti si occupa proprio di formazione: “Questa preziosa riflessione sul linguaggio che stiamo facendo oggi – ha spiegato – è fondamentale per operare un cambiamento culturale che deve partire dalla scuola e dalla formazione più in generale. Le norme da sole non bastano, perché sono le parole che hanno una straordinaria forza di penetrazione e che sono necessarie a superare stereotipi e manipolazione psicologica che sono alla base del problema di cui parliamo oggi. Per questo auspico anche che si rinnovino iniziative così significative e interessanti come quella di oggi, e che questa, che definirei una vera e propria “community” che si è formata per l’occasione, possa incontrarsi ancora e approfondire ulteriormente questi importanti temi”.

Interessanti tutti gli interventi che hanno animato l’incontro: Eliana Moscarda Mirković, dell’Università di Pola, ha fornito uno sguardo oltre i confini italiani, parlando delle forme di violenza verbale tra i giovani o contro i giovani in Croazia, ricordando che solo nei primi otto mesi di quest’anno sono già state otto le donne uccise in questo Paese e che il 22 settembre è stato indicato come giornata nazionale contro la violenza di genere, dopo un terribile evento di femminicidio plurimo verificatosi in un tribunale locale qualche tempo fa.

Maria Rosaria Alfano, dell’Università Vanvitelli, ha fornito un’analisi quali-quantitativa del fenomeno della violenza sulle donne, sottolineando l’importanza di approfondire tutti i dati nel dettaglio, compresi quelli relativi alle diversità territoriali ed economiche, che incidono enormemente sulla comprensione del fenomeno e sull’individuazione delle soluzioni migliori e più appropriate.

Enkelejda Shamku Shkreli, dell’ateneo di Bologna, con una esperienza parlamentare alle spalle, ha raccontato invece il caso particolare dell’uso della lingua del suo Paese, l’Albania, durante gli anni della dittatura (“una delle peggiori d’Europa”), quando il linguaggio inclusivo era solo forma e non sostanza, per la presenza di una normativa palesemente limitativa delle libertà femminili, come il divieto di abortire.

Stefania Leone, dell’Università di Salerno, ha affrontato infine il tema da una prospettiva sociologica, con un affondo su “Le parole del disconoscimento”, ovvero quelle frasi, apparentemente innocenti e dunque tecnicamente escluse dal campo dei linguaggi di odio o di sessismo esplicito, presenti in situazioni anche ordinarie o di interazione non conflittuale, che però sottendono un mancato riconoscimento della persona e nello specifico della donna, nascondendo stereotipi di genere e retaggi culturali che mostrano l’attualità del gender gap.

Un incontro molto partecipato – circa 150 le persone connesse – nel corso del quale è stato distribuito digitalmente a dipendenti e consulenti di IFEL Campania che assistevano al dibattito un apposito questionario sul benessere organizzativo, sulle discriminazioni sul luogo di lavoro, anche verbali, sulle opportunità, sulla leadership orientata a creare opportunità paritarie. In tempo reale i risultati che hanno dato “senso alle parole” in corso, restituendo, pur nelle difficoltà di un contesto generale, un soddisfacente sistema di relazioni interpersonali basato sul valore della persona e su un’unica differenza, le competenze. Che non hanno genere.

Il Questionario. Durante l’evento, come detto, è stato sottoposto, in tempo reale, un questionario alle donne partecipanti grazie al quale poter rilevare, in forma del tutto anonima, la percezione collettiva sul livello di inclusione e parità di genere, con un focus sulla questione del linguaggio non discriminatorio.

Hanno risposto, come da prospetto, 84 donne, di cui 78 consulenti e 4 dipendenti della Fondazione IFEL Campania. Quasi il 90% delle partecipanti ritiene che le opportunità professionali siano distribuite equamente tra donne e uomini nel proprio contesto lavorativo e che la leadership di IFEL Campania sia attenta al benessere delle dipendenti, il 98% si sente valorizzato per il proprio contributo professionale.

Oltre il 60% dichiara di non aver mai assistito o sperimentato episodi di linguaggio denigratorio o sessista, mentre il 33% rileva alcuni fenomeni occasionali di discriminazione, quali scherzi o battute offensive, commenti sessisti e svalutazioni personali o professionali. Il 70% inoltre sostiene che l’utilizzo di un linguaggio sessista possa influenzare negativamente la percezione di pari opportunità.

Il 95% delle intervistate, infine, ritiene molto importanti occasioni di confronto e riflessione sui temi di violenza di genere nel contesto di IFEL Campania.

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