EditorialeLa cittadinanza digitale come elemento di coesione sociale

La cittadinanza digitale come elemento di coesione sociale

di Annapaola Voto

Qualche giorno fa ho letto una ricerca sull’impatto sociale dell’utilizzo della tecnologia quantistica e ho pensato, inevitabilmente, al piano della “Quantum Valley” messo in piedi dalla Regione Campania e già avviato con un enorme investimento che vedrà al centro del progetto l’Università di Salerno. Le ricadute saranno enormi, dalla cybersecurity all’intelligenza artificiale, dalla ricerca farmaceutica alle energie rinnovabili, all’agricoltura sostenibile. Un grande vantaggio competitivo sul mercato per le aziende campane, un vantaggio – questo è il dato unico – offerto da un soggetto pubblico. Siamo a un punto avanzato dell’innovazione digitale e tecnologica, un percorso che non è più, ormai, lineare, ma si sviluppa a sistema aperto, nel senso che si alimenta di singole “isole” di innovazione e di ricerca che si intersecano l’una con l’altra. Qual è il collante di tutto il sistema? La formazione e lo sviluppo delle competenze, a ogni livello e – qui sì – che è immaginabile una piramide sociale nella quale nessuno può essere lasciato indietro con azioni strategiche di politiche pubbliche da attivare a favore dei cittadini. Se un progetto come la Quantum Valley ha bisogno di alta formazione – si immaginano dottorati innovativi e orientati con l’utilizzo dei fondi della programmazione FESR 2021-2027 ma anche del PNRR – è altresì vero, soprattutto in una regione ad alta densità abitativa come la Campania, che il processo di formazione delle competenze digitali di base è un punto imprescindibile di coesione sociale. È per questo che sono particolarmente orgogliosa della Rete dei servizi di facilitazione digitale (misura 1.7.2 del PNRR) della Regione Campania di cui IFEL Campania è soggetto sub-attuatore. Abbiamo avuto modo di parlarne in occasione dell’inaugurazione del primo punto a Scampia, a dicembre scorso, alla quale ha partecipato anche il Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca. E via via in tutti gli altri punti che abbiamo aperto finora. In questo speciale troverete un utile vademecum.

L’intento, è sempre bene ribadirlo, è quello di incrementare la percentuale di popolazione in possesso di competenze digitali di base così da contribuire al raggiungimento dell’obiettivo del 70% della popolazione in possesso di esse entro il 2026. Un progetto complesso affrontato con la metodologia del project management, elemento chiave per la Pubblica amministrazione. Oggi la gestione degli appalti pubblici e la realizzazione di progetti complessi di innovazione e digitalizzazione rendono indispensabile la formazione dei dipendenti pubblici per l’acquisizione e lo sviluppo delle professionalità specifiche del Project Manager. Una sfida vinta per IFEL Campania, una fondazione ormai dotata di un patrimonio di expertise adeguato a incidere su tutti gli obiettivi strategici della Regione Campania. Al mio terzo anno di attività alla guida della Fondazione, continuo a coltivare un metodo professionale che è un’abitudine mentale prima ancora che una declinazione di lavoro, e cioè l’analisi degli impatti di risultato considerata come attività essenziale ai fini di una rappresentazione estesa delle performance della Fondazione e della capacità di incidere sui beneficiari delle nostre azioni. Ebbene il progetto di facilitazione digitale può essere, a tutti gli effetti, considerato un modello di valore di questa tipologia, per gli effetti sociali, generazionali e di genere e occupazionali. Gli step del programma sono stati tutti rispettati, uno dietro l’altro sono stati inaugurati i centri di facilitazione digitale in tutte le province della Campania, come potrete leggere in queste pagine. Abbiamo “saldato” più segmenti sociali e più generazioni: i facilitatori con le loro competenze e i destinatari delle facilitazioni digitali “ammessi” a un livello di cittadinanza dal quale rischiavano di essere esclusi, quello di servizi essenziali della PA, a cominciare dalla sanità. Una scelta che attua processi di parificazione democratica, perché o tutti i cittadini sono messi nelle stesse condizioni o il dislivello di consapevolezze e opportunità radica differenze forzate e mina la coesione. Un’occasione di lavoro per i facilitatori, 150 secondo il timing del progetto.

È importante far sapere, perché in genere le buone pratiche hanno un effetto emulativo. È il motivo per il quale abbiamo scelto di pubblicare questo contributo editoriale ad attività in corso. Per arrivare bene alla meta bisogna che tutti siano allenati. Faremo un bilancio finale, ma è importante in questa fase collaborare tutti per non smarrire una straordinaria opportunità.

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