Sergio DESTEFANIS*, Giorgia MARINUZZI, Walter TORTORELLA**
A metà marzo 2021 l’Istat ha rilasciato i dati relativi ai tassi di occupazione e disoccupazione riferiti all’intera annualità 2020[1]. Tali dati offrono la possibilità di fare un primo bilancio sullo stato di salute del mercato del lavoro in Campania ad un anno dall’inizio del Covid. Un bilancio, tuttavia, ancora parziale a causa dei blocchi dei licenziamenti intervenuti nel corso dell’anno a protezione di tanti posti di lavoro a rischio.
Nel 2020 il tasso di occupazione in Campania si attesta al 40,9%, il valore più contenuto rispetto a quelli delle restanti regioni del Mezzogiorno (Tabella 1). Rispetto all’anno precedente il dato si riduce di 0,6 punti percentuali, una tendenza condivisa dalle altre regioni meridionali e che porta già i segni della crisi generata dalle misure di contenimento del Covid-19.
È noto che nel Mezzogiorno esista un gender gap[1] a sfavore del tasso di occupazione femminile relativamente a quello maschile nettamente più elevato che nel resto del Paese. Nel 2020 il tasso di occupazione delle donne è inferiore di 23,8 punti rispetto a quello maschile, contro i 18,2 punti a livello nazionale. In Campania i punti di differenza tra occupazione maschile e femminile sono 24,6 (Figura 1), un dato che, almeno per ora, è abbastanza in linea rispetto agli anni precedenti.
Passando ad analizzare il tasso di disoccupazione si registra nel 2020 un dato medio campano del 17,9%, contro la media nazionale del 9,2% e la media Mezzogiorno del 15,9%.
Le dinamiche regionali del tasso di disoccupazione mostrano come, specialmente negli ultimi anni, si siano creati nel Mezzogiorno tre gruppi di regioni con tendenze abbastanza omogenee (Tabella 2): Calabria, Campania e Sicilia con i tassi più elevati, Molise, Abruzzo e Basilicata con i tassi più contenuti e un gruppo intermedio, formato da Puglia e Sardegna. Gli andamenti sono uniformi nell’area, con un aumento diffuso dei tassi tra il 2012 e il 2015.
Oltre ad una forte differenza nei livelli del tasso, è interessante sottolineare la dinamica decrescente di tale indicatore rispetto agli ultimi anni. Le ragioni principali di questo proseguimento nel 2020 della riduzione del tasso di disoccupazione sono da ricercarsi soprattutto nella grande diminuzione del numero di persone in cerca di lavoro, che ha avuto un evidente riscontro nel crollo senza precedenti dei tassi di attività in tutto il Paese. L’offerta di lavoro ha subito infatti una riduzione generalizzata.
Per approfondire l’analisi del comparto giovanile del mercato del lavoro ricorriamo, in analogia a quanto fatto per il comparto femminile, al concetto di age gap. Per ragioni di disponibilità di dati, calcoliamo questo gap come la differenza tra il tasso di disoccupazione totale e quello giovanile. I valori negativi indicano tassi di disoccupazione giovanile più marcati di quelli complessivi e per la Campania il gap si attesta a quota -30,0 rivelandosi la regione, insieme alla Sicilia, in cui la disoccupazione dei giovani ha gli scarti più elevati rispetto al resto delle forze lavoro.
È dunque per tale comparto che si dovranno indirizzare ancora più sforzi per la creazione di opportunità di inserimento all’interno di un mercato del lavoro congelato. E per massimizzare i risultati tanto si punterà sul PNRR, che si prospetta come uno dei principali interventi di rilancio del sistema economico e produttivo nazionale degli ultimi 70 anni. Ciò non tanto per una questione strettamente di entità finanziaria, ma soprattutto perché offre l’opportunità di ripensare il Paese da lasciare alle future generazioni dalle quali stiamo prendendo a prestito una mole di risorse senza precedenti.
[1] Valori calcolati come differenza tra tasso di occupazione maschile tasso di occupazione e femminile per le aree geografiche di riferimento.
[1] http://demo.istat.it/ e https://www.istat.it/it/dati-analisi-e-prodotti/banche-dati
*CELPE Centro di Economia del Lavoro e di Politica Economica, DISES Dipartimento di Scienze Economiche e Statistiche. Università degli Studi di Salerno
*Dipartimento Studi Economia Territoriale IFEL