di Rosario Salvatore
Dopo una (lunga) pausa estiva, nei giorni scorsi è finalmente ripreso il dibattito intorno alla definizione dell’Accordo di Partenariato (AdP) nazionale, che sarà la base della futura programmazione delle risorse 2021-2027.
Ci eravamo lasciati a luglio, quando il Dipartimento per la coesione aveva condiviso con la Commissione Europea una bozza di documento, rispetto alla quale le Regioni erano entrate nel merito chiedendo, con un proprio documento congiunto, una serie di revisioni e di chiarimenti.
In primo luogo, era emersa l’esigenza di conoscere nel dettaglio l’assetto dei Programmi Nazionali (PN) 2021-2027 – sui quali, per altro, sono attualmente in corso tavoli tecnici di confronto – per poter meglio e più efficacemente orientare la definizione dei programmi regionali, alla luce di una visione complessiva sia sulle risorse a disposizione, che sui settori di intervento e di competenza. L’obiettivo è sia quello di ridurre il rischio di duplicazioni o sovrapposizioni, sia di consentire, da subito, un coordinamento efficace, rafforzando le sinergie tra le azioni (e le relative risorse) previste a livello centrale e quelle di competenza del livello territoriale. In linea generale, rispetto alla bozza di AdP, le Regioni avevano sollevato anche il tema di una maggiore aderenza rispetto all’esigenza di flessibilità e di adattamento ai diversi contesti territoriali di riferimento e ai relativi fabbisogni. In particolare, era emersa una condivisa preoccupazione rispetto al fatto che indicazioni eccessivamente specifiche – come alcune di quelle presenti nella bozza, in particolare la eccessiva focalizzazione su tipologie di intervento ed azioni – si potrebbero tradurre in elementi di rigidità ulteriori, rispetto a quelle già presenti nelle disposizioni regolamentari, con impatti rilevanti sull’autonomia di scelta delle Regioni nell’elaborazione dei rispettivi programmi. Inoltre, sempre in relazione alla complementarità e alle sinergie con i Programmi regionali (ma anche Nazionali), le Regioni avevano posto l’accento sulla necessità di un focus ad hoc, al fine di meglio definire gli ambiti di integrazione con gli investimenti previsti nel PNRR, alla luce del fatto che, nella quasi totalità dei casi, esso è costruito (e agisce) su obiettivi comuni e condivisi con i fondi europei tradizionali. Infine, ma non meno importante, era stata posta sul tavolo della discussione la necessità di conoscere, in prospettiva, gli impegni del Governo Nazionale rispetto alla possibilità di utilizzare una parte delle risorse del cofinanziamento nazionale (eccedente rispetto alle percentuali minime richieste in sede di regolamentazione europea) – per sviluppare apposite linee di programmazione complementari ai programmi cofinanziati dall’unione europea, come già sperimentato nei precedenti cicli 2007-2013 e 2014-2020. Un’adeguata programmazione di queste risorse consentirebbe – oltre a un più agevole raggiungimento degli obiettivi di policy prioritari – anche di meglio gestire le complessità e le eventuali criticità dei regolamenti europei.
Nel merito delle scelte operate all’interno dell’AdP, le Regioni erano, inoltre, intervenute a chiedere una serie di modifiche puntuali e di inserimenti. Tra questi, la Regione Campania aveva sottolineato l’opportunità di prevedere – nell’ambito dell’Obiettivo di Policy 4 (OP4 – Un’Europa più sociale”) la possibilità di finanziare, da un lato, interventi di valorizzazione – oltre quelli culturali, già previsti – dei beni e delle attività turistiche; dall’altro, di prevedere nell’ambito del medesimo OP4, anche la finanziabilità di infrastrutture sportive, ancorché destinate all’inclusione sociale delle categorie più deboli ed emarginate. Analogamente, nell’ambito dell’OP1 (Un’Europa più intelligente), le regioni avevano chiesto di prevedere – anche per la programmazione 2021-2027 – interventi per il rafforzamento della connettività digitale (tra cui la banda ultra-larga).
A fronte del documento delle Regioni, negli ultimi giorni di settembre il Dipartimento ha presentato una nuova bozza rivista, nella quale si dà riscontro positivo a molte delle richieste pervenute, in particolare a quelle di carattere puntuale, tra cui proprio turismo, sport e connettività. Parallelamente, il nuovo testo presenta una struttura linguistica e un livello di dettaglio che vanno, anch’essi, incontro alla richiesta di un AdP che eviti appesantimenti e rigidità ulteriori. Il nuovo testo – condiviso seppur informalmente anche con la Commissione Europea – si avvia quindi a definizione e ad essere pronto per l’invio ufficiale agli uffici di Bruxelles, probabilmente già negli ultimi giorni di ottobre. Da quel momento, le Regioni avranno a disposizione tre mesi per sottomettere, a loro volta, le proprie bozze alla Commissione e a quel punto il negoziato per la scrittura dei Programmi Regionali 2021-2027 sarà pronto a percorrere il suo “ultimo miglio”.
Tuttavia, sciolti alcuni nodi, ne restano altrettanti ancora da definire a cominciare dalla necessità di delimitare le competenze e gli ambiti di intervento tra Programmi Regionali, Nazionali e PNRR, così come pure sulla opportunità di accordare, alle regioni che ne facessero richiesta, la facoltà di elaborare Piani Complementari. Tra gli altri elementi di criticità non risolti, resta la definizione delle nuove strategie di sviluppo territoriale sostenibile, sia riferite agli ambiti urbani e alle città medie, sia, invece, destinate ai contesti marginali (c.d. “aree interne”). Sicuramente non un dettaglio da poco, dal momento che investe una quota importante di risorse – 8% del totale del Fesr per le sole aree urbane, che, nella prossima programmazione, potrebbero essere estese anche oltre i confini delle città medie, fino a ricomprendere altre tipologie di ambiti funzionali – e che, soprattutto, rappresenta uno dei principali strumenti europei di coinvolgimento dal basso dei cittadini nella elaborazione e nella realizzazione di strategie di sviluppo. Analogamente, per quello che riguarda le “aree marginali”, è ancora da finalizzare la loro individuazione, sia perché è un corso di aggiornamento la mappa delle “aree interne” – di cui fanno parte le 4 aree SNAI campane già protagoniste della programmazione 2014-2020 – sia perché, a norma dei regolamenti, non si esclude la possibilità di individuare ulteriori aree, anche al di fuori di quelle ricomprese nella strategia nazionale. Ma anche su questo gli organi centrali di governo non si sono ancora espressi in maniera chiara e definitiva. In conclusione, tanto lavoro già fatto, ma altrettanto che resta da fare, per assicurare, quanto prima, che importanti risorse per territori, imprese e cittadini possano finalmente essere messe a disposizione.