di Stanislao Montagna
È il tassello più importante del Family Act: un nuovo strumento di welfare da 15 miliardi di euro che interessa tutti i nuclei familiari indipendentemente dalla condizione lavorativa dei genitori e senza limiti di reddito
L’assegno unico per i figli, che rappresenta il tassello più importante del Family Act, è concepito come ‘universale’ in quanto consiste in una quota mensile riconosciuta ai nuclei familiari sulla base dell’indicatore della situazione economica equivalente (ISEE), per ciascun figlio dal settimo mese di gravidanza e fino a 21 anni.
L’assegno unico universale per i figli – istituito dal decreto legislativo n. 230/2021 approdato in Gazzetta Ufficiale il 30 dicembre – interessa tutti i nuclei familiari indipendentemente dalla condizione lavorativa dei genitori e senza limiti di reddito. La misura economica potrà contare su circa 15 miliardi di euro nel 2022, risorse che saliranno progressivamente fino a 19,5 miliardi a decorrere dal 2029 e sostituisce molti dei precedenti benefici fiscali accordati dalla legge per i figli a carico, tra cui anche le detrazioni fiscali per i figli a carico under 21.
In presenza di figli maggiorenni l’assegno è concesso a patto che i ragazzi studino, facciano tirocini con reddito inferiore agli 8mila euro, siano disoccupati e in cerca di un lavoro presso i servizi pubblici per l’impiego o impegnati nel servizio civile universale. Non è previsto un limite di età, invece, per i figli disabili, ma solo un importo differenziato in base al grado di autosufficienza.
Un nuovo strumento di welfare per le famiglie italiane che rappresenta l’evoluzione dell’assegno temporaneo per i figli, noto anche come assegno ‘ponte’, che aveva validità di sei mesi, da luglio a dicembre del 2021, ed era rivolto ad una platea ridotta di beneficiari (lavoratori autonomi, professionisti, partite Iva, disoccupati senza indennità e tutti coloro senza un reddito familiare prevalente da lavoro dipendente o assimilati).
La misura nel dettaglio. Ma vediamo come sono parametrati gli importi in base all’ISEE (indicatore della situazione economica equivalente). In linea generale i limiti individuati, sono due, sotto i 15mila euro di ISEE per avere il massimo dei benefici e sopra i 40mila euro per avere comunque almeno il minimo. Tuttavia, produrre l’ISEE non è obbligatorio: in mancanza si ha diritto, comunque, all’importo minimo. Nessuna famiglia, se vorrà, resterà quindi fuori dal contributo che andrà dai 50 ai 175 euro al mese, che scendono da 25 a 85 euro per i figli tra i 18 e i 21 anni. Il contributo prevede anche una serie di maggiorazioni in base al numero di figli e alla presenza di disabili, ma si tiene conto anche del fatto che entrambi i genitori lavorano. Una maggiorazione ad hoc – 20 euro al mese indipendentemente dall’ISEE – va alle giovanissime mamme under 21 e a partire dal terzo figlio, è prevista una maggiorazione tra i 15 e gli 85 euro a figlio sempre in base all’ISEE, mentre per i nuclei con quattro figli o più è prevista un’ulteriore maggiorazione forfettaria da 100 euro al mese. Se entrambi i genitori lavorano e l’ISEE è basso, si avranno altri 30 euro in più, che si azzerano oltre i 40mila euro.
Nel caso delle famiglie con figli disabili l’assegno unico sarà senza limiti di età dei figli, Per i minori si riceveranno 105 euro al mese in più in caso di non autosufficienza, 95 euro in caso di disabilità grave e 85 euro in caso di disabilità media.
In presenza di maggiorenni disabili e fino a 21 anni si riceveranno 80 euro al mese in più – che si sommano all’assegno previsto tra i 18 e i 21 anni – mentre oltre i 21 anni si continuerà a ricevere un assegno in base all’ISEE che andrà da 85 a 25 euro al mese. Inoltre, i genitori di figli disabili con più di 21 anni, pur percependo l’assegno, potranno continuare a fruire della detrazione fiscale per figli a carico.
Le misure sostituite dall’assegno unico universale. Con l’ascesa dell’assegno unico universale si prevede il graduale superamento o soppressione degli altri provvedimenti a tutela delle famiglie. In particolare, a partire da marzo vengono eliminati, oltre all’assegno ponte e alle detrazioni per i figli a carico, anche:
– l’assegno ai nuclei con almeno tre figli minori, misura, introdotta nel 1999, che prevede l’assegnazione di un importo mensile alle famiglie con tre figli minori di 18 anni a carico;
– l’assegno di natalità (bonus bebè), introdotto dalla legge di Stabilità 2015, riconosciuto per ogni figlio adottato o nato entro l’anno considerato e corrisposto fino al primo anno di età o fino al primo anno di adozione;
– il premio alla nascita o all’adozione, introdotto con legge di Stabilità 2017, che consiste in un contributo una tantum per un importo pari a 800 euro, erogato in unica soluzione e spettante al compimento del settimo mese di gravidanza o all’atto dell’adozione;
– il fondo di sostegno alla natalità, istituito con legge di Bilancio 2017 e con una dotazione di 13 milioni di euro per il 2020 e 6 milioni di euro a decorrere dal 2021.
Sopravvive, invece, all’introduzione dell’assegno unico anche per il 2022 il bonus nido, un sussidio che, in base all’ISEE, garantisce un aiuto economico fino a 3mila euro. La misura è sicuramente assimilata alle precedenti, ma la percezione del suo valore è nella sua nuova identità.
https://servizi2.inps.it/servizi/AssegnoUnicoFigli/Simulatore