Pubblica amministrazioneEnti LocaliCities Changing Diabetes: una risposta concreta al diabete (urbano)

Cities Changing Diabetes: una risposta concreta al diabete (urbano)

di Salvatore Parente

Il programma si prefigge – grazie all’intervento diretto delle città – di modificare il trend ascendente del diabete urbano e si traduce nell’ambizioso obiettivo secondo cui, entro il 2045, non più di 1 persona su 10 nel mondo debba convivere con il diabete. Delle 40 e più realtà urbani aderenti, ben 8 sono italiane.

Costituire una solida alleanza fra le città (del mondo) per combattere il diabete e scongiurarne la crescita nei prossimi anni. Studiare i dati, mappare le abitudini, identificare le traiettorie del fenomeno e stimolare comportamenti virtuosi per la salute, il benessere e la qualità della vita dei cittadini di tutto il pianeta. Sono solo alcune delle parole chiave che accompagnano Cities Changing Diabetes. Un programma globale nato nel 2014 per rispondere al drammatico incremento del diabete negli ambienti urbani che, oggi, ospitano circa due terzi delle persone affette da questa patologia. Il programma si prefigge di modificare il trend ascendente del diabete urbano e si traduce nell’ambizioso obiettivo secondo cui, entro il 2045, non più di 1 persona su 10 nel mondo debba convivere con questa problematica. Un obiettivo – di sicuro – ambizioso ma che, nonostante tutte le difficoltà del caso, sta significativamente ingrossando la schiera dei suoi alleati grazie al contestuale interesse di molteplici attori: lo University College London (UCL), il danese Steno Diabetes Center e l’azienda farmaceutica Novo Nordisk spa e, in Italia, l’Health City Institute e l’ANCI, promotrice di una serie di eventi in grado di coinvolgere un notevole numero di capoluoghi sul nostro territorio nazionale. Ma andiamo con ordine.

I numeri del fenomeno. Il diabete – purtroppo – aumenta a un ritmo allarmante in tutto il mondo. Oggi, secondo le ultime stime della Federazione Internazionale del Diabete (IDF-International Diabetes Federation), circa 537 milioni di adulti nel mondo convivono con questa malattia, una cifra che però dovrebbe salire a 784 milioni entro il 2045 se non verrà intrapresa alcuna azione preventiva. Ancora, nel 2021 il diabete è stato responsabile di 6,7 milioni di morti e ha causato almeno 966 miliardi di dollari in spese sanitarie. Dato l’enorme costo umano ed economico che il diabete e le sue complicanze comportano sugli individui, sulle comunità e sulla società, questa traiettoria sta assumendo tratti di evidente insostenibilità. Specie nelle città che sembrano essere il vero epicentro del fenomeno. Le metropoli, difatti, ospitano più della metà della popolazione mondiale ed è lì, in questi contesti, che risiedono tre persone affette da diabete su quattro. Gli ambienti urbani, dunque, hanno un impatto molto significativo sul modo in cui le persone vivono, viaggiano, giocano, lavorano e mangiano, fattori che, in combinazione, influenzano l’aumento del diabete. Sebbene le città siano motori di crescita economica e innovazione, alcuni dei motori della loro prosperità portano anche a disuguaglianze sanitarie. Ciò significa che alcune persone hanno meno opportunità di fare scelte sane rispetto ad altre e i gruppi vulnerabili hanno maggiori probabilità di essere colpiti dalla malattia. Per questo, occorre capire – in ottica prevenzione – dove può avvenire il cambiamento più grande, e cioè nelle città del mondo.

Il Programma. Cities Changing Diabetes intende creare un vasto movimento in grado di unire le forze per sensibilizzare e modificare l’impatto del diabete nelle città. Nel luogo, come detto, dove la patologia regna, si espande ed è più pericolosa. Nonostante gli innumerevoli benefici sociali ed economici, vivere in città è associato ad un peggioramento dello stile di vita rappresentando un fattore significativo dell’aumento delle malattie croniche in tutto il mondo. Alcuni studi internazionali stanno evidenziando la connessione fra il non certo corretto stile di vita degli abitanti delle aree urbane e la prevalenza del diabete. Ciò significa che nel definire le politiche di lotta a questa patologia si deve tenere conto del contesto urbano in cui essa si manifesta con maggior forza: risulta, dunque, fondamentale pianificare lo sviluppo e l’espansione delle città in ottica di prevenzione delle malattie croniche per incoraggiare comportamenti e stili di vita salutari. I dati, infatti, evidenziano in maniera chiara come le città che non considerano questi aspetti nell’urbanizzazione finiscano poi – irrimediabilmente – per contribuire alla crescita di patologie croniche. Questa situazione – oggi già molto difficile – può diventare potenzialmente esplosiva dal punto di vista sanitario ed è pertanto necessario evidenziare il legame fra diabete e le città e promuovere iniziative capaci di salvaguardare la salute dei cittadini prevenendo il problema. Le 3 fasi del programma: 1. Definire il problema (mapping): reddito, occupazione ed educazione sono fattori chiave per lo stato della salute delle persone, al punto da poter stabilire una relazione chiara fra questi determinanti socio-economici e gli anni vissuti in salute, la frequenza di malattie croniche e più in generale la longevità. Sono questi i cosiddetti determinanti sociali di salute, assurti da qualche anno alla ribalta della sanità pubblica e delle conseguenti politiche di salute. Lo status sociale, la posizione lavorativa, il reddito, il livello educativo, il capitale sociale, sono straordinari fattori in grado di capire lo stato di salute delle persone e, talvolta, prevederne lo sviluppo, la traiettoria. In un senso o nell’altro. Mappare questi elementi diventa esiziale per lo studio e il confronto. 2. Condividere le soluzioni (sharing): la seconda fase, immediatamente successiva ad una massiccia azione di raccolta e analisi dei dati, prevede la diffusione delle “best practice” e l’identificazione delle possibili strategie di intervento che possano essere utilizzate dai policy maker che condividono scenari e priorità. Non a caso, il miglioramento dei servizi e dello stato di salute delle persone nelle città non dipende solo dalla robustezza dei sistemi sanitari ma anche dalla realizzazione di ambienti urbani più salutari. La pianificazione degli agglomerati urbani condiziona profondamente la capacità dei suoi abitanti di condurre una vita dignitosa, lunga, in salute e produttiva, riducendo la possibilità di contrarre malattie come il diabete e, di conseguenza, riducendo i costi del sistema sanitario. 3. Promuovere azioni (acting): l’ultima fase si concentra sulla scelta delle priorità di intervento e sulla condivisione – con tutti gli stakeholder – della strategia di azione migliore, e che si adatta meglio alla specifica città, che possa essere adottata con il supporto delle autorità e delle istituzioni. Le città che mettono la salute fra le proprie priorità strategiche, difatti, possono modificare il trend delle malattie croniche non trasmissibili e del diabete in particolare e raccogliere opportunità significative per un generale miglioramento della salute, del benessere e della produttività economica dei propri cittadini.

L’alleanza contro il diabete. Grazie ad una importante presa di coscienza collettiva, e all’intervento dell’ANCI, il nostro Paese si avvia a recitare un ruolo chiave nel più ampio contesto del progetto Cities Changing Diabetes. Non a caso, delle oltre 40 realtà urbane del mondo ricomprese in questa sorta di alleanza contro il diabete, ben otto (Bari, Bologna, Genova, Milano, Napoli, Roma, Torino e Venezia) sono italiane. Ma l’alleanza è ben più ampia e non ricomprende soltanto grandi città o capoluoghi nostrani, ma anche piccoli comuni delle aree metropolitane. Più di 100 soggetti – tra cui leader di città e personalità governative, mondo accademico, associazioni di pazienti, aziende sanitarie, associazioni di cittadinanza e grandi imprese – collaborano secondo un approccio interdisciplinare e interistituzionale attraverso nuove forme di partnership pubblico-privato per mettere in pratica le fasi del progetto: disegnare la mappa del diabete nelle città (mapping), condividere soluzioni (sharing) e promuovere azioni tese a modificare il trend ascendente del diabete urbano (acting). L’obiettivo del programma è quello di creare un movimento unitario in grado di stimolare, a livello internazionale e nazionale, i decisori politici a considerare il tema dell’Urban Diabetes prioritario.

 

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