di Francesco Miggiani, Capo progetto RIAP di IfelCampania
E’ sotto gli occhi di tutti come, in questi ultimi anni, sia progressivamente aumentata la pressione dell’opinione pubblica, degli operatori economici e dei cittadini per un salto di qualità nel funzionamento della Pubblica Amministrazione del nostro Paese; le parole d’ordine che circolano con sempre maggiore frequenza richiamano l’esigenza di semplificare e liberare l’Amministrazione da un nefasto approccio burocratico, eliminando inutile regole, regolamenti, procedure e processi inefficaci, e rendere nel contempo le Amministrazioni più semplici e “amichevoli” per i cittadini e le imprese.
Non va inoltre trascurato il fatto che si è progressivamente venuto a creare un clima di sfavore e paura nei confronti della gestione e della discrezionalità amministrativa, erroneamente percepita come manifestazione di mero potere e non di capacità manageriale; questa situazione di potenziale minorità da parte della dirigenza pubblica ha consegnato spazio ulteriore a una legislazione sempre più di dettaglio e al ruolo di supplenza della magistratura, specie quella amministrativa.
Ci troviamo, per certi versi, prossimi a una situazione di circolo vizioso che è assolutamente necessario spezzare riaffermando il ruolo pieno della dirigenza pubblica e ricreando un clima di sana fiducia tra l’apparato pubblico, la politica e i cittadini, ridando dignità e motivazione alla stragrande maggioranza dei dipendenti pubblici che fanno funzionare la complessa macchina dello Stato in un contesto regolamentare ipertrofico che, come si ricordava, è spesso la vera causa delle inefficienze.
Una risposta a queste esigenze è stata sicuramente data investendo in modo massiccio nelle tecnologie digitali, in taluni casi con ottimi risultati. Ci troviamo però in prossimità di un’ulteriore discontinuità, rappresentata dal superamento dei sistemi informativi classici con l’avvento del mondo dei servizi web, il Cloud, le app mobile, i Big Data, l’Internet delle Cose, che si appoggiano a sistemi evoluti di Intelligenza Artificiale, Machine Learning, tecnologie Blockchain e molto altro. L’applicazione di queste tecnologie consentirà un passo in avanti nella implementazione di una strategia di offerta ai cittadini e alle imprese centrata sulla delivery di servizi caratterizzati da qualità e tempestività; questa (inevitabile) disintermediazione tra cittadini e amministrazione dovrà necessariamente portare a un recupero di risorse umane e finanziarie da allocare in corrispondenza di temi complessi e capaci di generare un significativo valore pubblico.
Non dobbiamo però cadere nell’illusione che la tecnologia, di per se’, riesca ad assicurare il salto di qualità di cui abbiamo parlato.
Per una migliore governance, oltre che meno leggi e un salto di qualità nella digitalizzazione, serve soprattutto un rilancio della managerialità nel settore pubblico finalizzato a rendere più veloce il passaggio da una interpretazione del lavoro “basata sulle regole” a un lavoro “professionale”.
In questo quadro assume un ruolo strategico la professionalizzazione del personale a tutti i livelli, obiettivo che come è noto va conseguito attraverso una applicazione coerente di tutte gli strumenti di gestione e sviluppo del capitale umano delle amministrazioni, dalla formazione al sistema premiante. Tra i nuovi comportamenti ai quale è necessario fare riferimento per i ruoli di management, coerenti con il quadro evolutivo che prima abbiamo tracciato, possiamo ricomprendere la capacità di assumersi responsabilità su risultati misurabili, il controllo dei processi di lavoro (che vanno migliorati e perfezionati continuamente, e che si intrecciano con la cultura dei “procedimenti” tipica del nostro Paese), la gestione proattiva delle relazioni con le persone (all’interno e all’esterno delle amministrazioni) e con le tecnologie, e sul piano strettamente individuale la propensione ad acquisire e potenziare adeguate competenze tecniche e sociali.
Va infine ribadita la centralità delle politiche di reclutamento e selezione del personale, perché come è noto la costruzione di una classe dirigente è un processo che richiede anni e richiede azioni continuative di valutazione, formazione, sviluppo che si intrecciano nel corso della vita professionale della persona, azioni che prendono avvio esattamente in corrispondenza dell’ingresso della persona e si realizzano nel tempo; l’esperienza del Piano Lavoro della Regione Campania va in questa direzione, e per il numero di amministrazioni (diverse centinaia), posti disponibili e persone coinvolte rappresenta sicuramente un caso estremamente interessante nel panorama nazionale.
La fuoriuscita di migliaia unità di personale in atto in questi mesi, che parecchi vedono come un grosso problema, e la fine temporanea del blocco del turnover possono quindi rappresentare un’opportunità storica, se si saprà e vorrà coglierla, per un reale salto di qualità nel funzionamento della nostra Pubblica Amministrazione.