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L’Abbazia del Goleto, un gioiello d’arte romanica nel cuore dell’Irpinia

di Valeria Mucerino

Uno dei maggiori capolavori dell’arte romanica campana, l’Abbazia del Goleto si erge in cima a un’altura della valle dell’Ofanto e fu luogo di preghiera e sosta per alcuni santi, uno su tutti S.Guglielmo da Vercelli che, nel 1133, diede inizio alla costruzione del complesso monastico del Santissimo Salvatore al Goleto a Sant’Angelo dei Lombardi.

Un’abbazia nata quando il santo aveva ricevuto il suolo per la nuova badia dal signore normanno Ruggero: in questo complesso, per sua volontà, hanno convissuto sia monaci che monache benedettini. L’edificio sorse intorno alla chiesa del Santissimo Salvatore, luogo dove, subito dopo la morte del santo, furono ospitate le sue stesse spoglie.

La struttura

L’opera delle monache è stata quella più prolifica in questo monastero: come la storia del luogo racconta, con la guida di alcune badesse, la comunità crebbe e divenne luogo di santità, ma si arricchì anche di opere d’arte.

All’impegno delle stesse suore si devono alcuni dei monumenti più significativi del complesso monastico: la torre Febronia, che prende il nome della badessa che guidava il convento nel 1152, e la Cappella di San Luca, edificata nel 1255 per accogliere un’insigne reliquia proprio di S.Luca. La cappella è arricchita da alcuni affreschi raffiguranti qualche episodio della vita di San Guglielmo.

La struttura dell’abbazia segue i canoni di quelli di un monastero: un chiostro, una chiesa “superiore”, quella di San Luca, e una chiesa “inferiore”, anche denominata “Cappella funeraria”, costruita verso il 1200. Accanto a quest’ultima vi era, in precedenza, un’altra chiesa: quella del Salvatore, distrutta nel 1700 (trovandosi in pessime condizioni) e “riciclata” nei suoi materiali per la costruzione della Chiesa Nuova avvenuta tra il 1735 ed il 1745.

Luogo di sosta di pellegrini

L’abbazia è stata anche punto di sosta per i pellegrini che si recavano in Terra Santa e non si esclude che, fra di essi, ci fossero anche dei templari. A partire dalla seconda metà del 1300, fino al 1500, dopo circa due secoli di grande splendore, l’Abbazia del Goleto ebbe un lento declino che terminò con la sua chiusura in seguito alla morte dell’ultima badessa.

A partire dal 1973, l’edificio è stato oggetto di opere di restauro e recupero nonostante, nel 1980, il terremoto abbia, in parte, rallentato i lavori.

Oggi

Dal 1990, l’abbazia è sede dei “piccoli fratelli di Jesus Caritas“, una comunità che si rifà al messaggio spirituale del Beato Charles de Foucauld (monaco missionario del Sahara), parte dell’associazione internazionale “Famiglia Charles de Foucauld”. È una vita di fraternità e preghiera contemplativa di tipo monastico, che non esula dall’offrire, a chi la desidera, altrettanta fraterna ospitalità per condividere qualche giornata di silenzio e di preghiera.
Le visite sono consentite al di fuori degli orari di preghiera (per quelle di gruppo si consiglia di chiamare il numero 0827/24432).

Inoltre, è previsto anche l’utilizzo della Sala dell’Arco o del Casale Diocesano per incontri, convegni o mostre.

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