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La programmazione dei Fondi di Coesione 2021-2027. Uno strumento per le nuove priorità europee

di Annapaola Voto

Mentre è nel vivo la discussione sul futuro della Politica di Coesione post-2027 e il PNRR vede approssimarsi, tra mille incertezze, il traguardo del 2026, le crisi, le emergenze e i mutamenti geopolitici stanno inducendo i vertici politici europei a spingere sull’acceleratore dell’attuazione della programmazione 2021-2027, anche rivedendo le priorità strategiche e introducendone di nuove.

Da ultimo la Commissione ha presentato la Comunicazione “Una bussola per la competitività dell’UE” che – ampliando concetti e finalità già espressi e attuati attraverso la Piattaforma STEP – ha inteso ribadire che “il rinnovamento della forza competitiva dell’Europa deve essere la stella polare dei prossimi anni”, massimizzando i punti di forza e riducendo le dipendenze strategiche, per assicurare una crescita della produttività basata su innovazione a impatto climatico zero.

La bussola per la competitività punta a un’UE in cui la ricerca e lo sviluppo innovativi possano rapidamente trasferirsi in prodotti da immettere sul mercato, dando alle imprese la possibilità di accedere ai finanziamenti messi a disposizione da un mercato dei capitali realmente europeo, capace di superare i limiti e le inefficienze del mercato privato. A questo fine, il documento della Commissione propone un nuovo approccio allo sviluppo della competitività, che combini politiche industriali, investimenti e riforme, di maniera che ciascuna componente possa rafforzare le altre: le riforme, volte al completamento del mercato unico europeo, necessarie affinché le politiche industriali e gli investimenti producano i loro effetti appieno, favorendo l’espansione dei settori produttivi e assicurando elementi di concorrenza che vadano a vantaggio di imprese e lavoratori.

Fonte: Bussola per la competitività dell’UE

Per salvaguardare il futuro dell’UE e del suo modello di potenza economica – destinazione di investimenti e luogo di produzione – per la Commissione è necessaria una risposta integrata, che ne aumenti la produttività, superando il rischio del protrarsi di un periodo di crescita limitata, con meno reddito per gli occupati, minori garanzie per gli svantaggiati e meno opportunità per tutti. La relazione Draghi aveva già individuato tre imperativi di trasformazione per stimolare la competitività, cui la Bussola, ora, intende dare attuazione: • colmare il divario in materia di innovazione; • definire una tabella di marcia comune per la decarbonizzazione e la competitività; • ridurre le dipendenze e aumentare la sicurezza energetica.

Questi elementi sono stati integrati in azioni sui fattori abilitanti orizzontali, a loro volta necessari per sostenere la competitività in tutti i settori: • semplificare il contesto normativo, ridurre gli oneri e favorire la rapidità e la flessibilità; • sfruttare appieno i vantaggi di scala offerti dal mercato unico eliminando gli ostacoli; • attivare finanziamenti attraverso un’Unione del risparmio e degli investimenti e un bilancio UE riorientato; • promuovere competenze e posti di lavoro di qualità, garantendo equità sociale; • migliorare il coordinamento delle politiche.

Il documento, per il momento, non dispone di capitoli di bilancio propri, ma, sulla falsariga e in continuità con il metodo utilizzato nel caso della Piattaforma STEP, non si esclude che i fondi della politica di Coesione ne possano diventare principale strumento di finanziamento, spingendo gli Stati Membri e le Autorità di Gestione dei programmi regionali a rafforzare gli investimenti in priorità e interventi coerenti, senza escludere, in futuro, un nuovo intervento di modifica dei regolamenti della Coesione, atti ad introdurre obiettivi strategici pertinenti con le finalità della Bussola.

Un discorso non differente può essere fatto anche per un altro settore ritenuto prioritario nel programma di lungo periodo della Commissione von der Leyen: affrontare la crisi abitativa cui devono far fronte milioni di famiglie e di giovani. La percentuale del reddito delle famiglie speso per l’alloggio è, infatti, notevolmente cresciuta, a causa degli aumenti di affitti e prezzi delle case. Vi è, allo stesso tempo, una crescente carenza di investimenti in alloggi sociali e a prezzi accessibili. Per sostenere gli Stati Membri nell’affrontare tali questioni, la nuova Commissione – che ha previsto un Commissario con deleghe ad hoc – ha preannunciato un piano europeo per l’edilizia abitativa a prezzi accessibili, una strategia e investimenti per la costruzione degli alloggi e assistenza tecnica alle città e agli Stati Membri. Il piano sarà accompagnato dal lancio di una piattaforma di investimento paneuropea per alloggi sostenibili e a prezzi accessibili, gestita dalla BEI, ma il primo passo sarà quello di consentire agli Stati Membri di immettere liquidità nel mercato mediante il raddoppio degli investimenti previsti dalla politica di Coesione. Anche in questo caso a breve dovrebbe essere disposta una modifica ai regolamenti della Politica di Coesione per introdurre le priorità e consentire l’attivazione degli investimenti da parte di Stati Membri e Regioni.

Nel frattempo, a fine 2024, è stato definitivamente approvato il Regolamento (UE) 2024/3236 (“Restore”) che modifica i regolamenti FESR ed FSE+ introducendo la possibilità di un sostegno regionale di emergenza per la ricostruzione in seguito al verificarsi di catastrofi naturali (verificatesi tra il 1° gennaio 2024 e il 31 dicembre 2025). Il regolamento, in primo luogo, introduce una nuova definizione, più ampia, di catastrofe naturale, intesa come “catastrofe naturale grave o regionale, inclusi eventi con danni diretti inferiori alle soglie stabilite”.

“Restore” – che modifica i regolamenti FSE+ (UE) 2021/1057 e FESR (UE) 2021/1058 – mira a fornire un sostegno immediato e flessibile per la ricostruzione delle infrastrutture danneggiate, per il mantenimento dell’occupazione e per l’assistenza materiale di base alle persone colpite. ​Inoltre, intende anche intervenire per migliorare, in una prospettiva di medio-lungo periodo, la resilienza delle comunità e delle infrastrutture, per affrontare i rischi di future catastrofi naturali, promuovendo investimenti per la prevenzione dei rischi.

Nel concreto, al verificarsi di una catastrofe naturale, agli Stati Membri e alla Regioni è offerta la possibilità (entro sei mesi dalla data in cui si è verificata o, qualora si sia verificata prima del 24 dicembre 2024, entro il 25 giugno 2025) di richiedere una pertinente modifica dei Programmi della Politica di Coesione, al fine di introdurre un nuovo Asse “Restore”, destinato ad assicurare sostegno immediato per la ricostruzione fisica e per la mitigazione delle conseguenze socio-economiche.

L’importo massimo destinabile a tale nuovo Asse non potrà essere superiore al 10% dell’importo totale delle dotazioni FESR ed FSE+. Inoltre, data la potenziale entità dell’impatto delle catastrofi naturali e al fine di fornire rapidamente liquidità per coprire le esigenze più urgenti, gli Stati Membri potranno beneficiare di un prefinanziamento supplementare pari al 25% degli importi programmati nelle priorità dedicate (trasferito entro 60 giorni dall’adozione della decisione che approva la modifica del programma), come pure della possibilità di applicare un tasso di finanziamento dell’Unione fino al 95% del totale delle spese ammissibili.

Modificando i programmi sarà possibile finanziare – attraverso i programmi FESR – lavori di ricostruzione delle infrastrutture e delle attrezzature danneggiate, utilizzando metodi e soluzioni ingegneristiche in grado di assicurare resilienza ai cambiamenti climatici e alle catastrofi, nonché consentendo di non gravare sui bilanci locali, regionali e nazionali e attenuando il rischio dell’ulteriore acuirsi di disparità socio-economiche. Parallelamente, con il sostegno del FSE+ sarà possibile l’introduzione e il finanziamento di misure temporanee a favore delle persone direttamente colpite, sia sotto forma di prodotti alimentari e/o assistenza materiale di base (senza l’obbligo di misure di accompagnamento), sia mediante sostegni diretti alle imprese coinvolte e ai lavoratori (ad esempio il finanziamento di regimi di riduzione dell’orario di lavoro).​

Si tratta di una iniziativa di sicuro impatto e coerente con le esigenze di un continente che è sempre più vittima di eventi naturali imprevisti e dagli esiti disastrosi. Tuttavia, “Restore” riapre il dibattito intorno al rispetto degli obiettivi di medio-lungo periodo delle politiche di Coesione. I fondi strutturali, come noto, sono destinati alla crescita sostenibile e alla riduzione delle disparità socio-economiche e territoriali, ma sempre più spesso sono stati utilizzati per fare, di volta in volta, fronte ad emergenze sopravvenute, il che mette in seria discussione la capacità di conseguire le proprie finalità. Vale la pena di sottolineare che, nel caso di “Restore”, la proposta della Commissione estendeva la facoltà di modifica dei programmi nei casi di catastrofi naturali all’intero periodo di programmazione (fino, cioè, al 2027). Nel corso del negoziato per l’approvazione del Regolamento, però, tale facoltà è stata ristretta a due annualità (2024-2025) e questo rappresenta un chiaro richiamo alla necessità che vengano limitati al massimo i cambi di priorità, soprattutto quando le programmazioni sono già nel pieno dell’attuazione. Allo stesso tempo, si tratta di un monito per il futuro e per il negoziato sul post-2027, laddove sarà necessario salvaguardare le potenzialità dei fondi strutturali, mettendoli in sicurezza ed evitando il rischio che altre politiche di investimento possano “nuocere” loro. Un concetto generale che, nel caso di specie, significherà prevedere l’introduzione di un fondo ad hoc, con una propria dotazione finanziaria, destinato al contrasto delle emergenze.

Esattamente l’opposto di quanto pare profilarsi dalla lettura del documento di posizionamento sul futuro bilancio pluriennale post 2027, presentato di recente dalla Commissione, laddove si accentua – senza mezzi termini – la tendenza a voler gravare sulle politiche di Coesione per fare fronte a eventuali e future crisi, fino al punto di mettere in discussione la validità stessa delle politiche programmatorie di lungo periodo. Il dibattito è in corso e l’esito non ancora scontato, ma se la Commissione – che ha intenzione di presentare il prossimo QFP nel luglio 2025 – mette sul piatto una proposta nella quale l’esigenza, giusta, di “flessibilità” di bilancio, viene intesa in contrapposizione con la programmazione di interventi strategici di lungo periodo, il percorso sarà tutto in salita e il futuro delle politiche di Coesione, e con esse gli obiettivi di riequilibrio socio-economico e territoriale propri del trattato, saranno fortemente a rischio.

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