Il programma “Scuola Viva”: una panoramica sulla prima annualità
di Lucia Fortini, Emanuele Madonia, Maria Santoro, Domenico Trezza
Abstract
L’articolo descrive il Programma Scuola Viva della regione Campania che ha come obiettivo quello di creare solide e proficue relazioni tra scuola, territorio, imprese e cittadini. Nello specifico viene fornita una dettagliata analisi degli obiettivi che il programma si è posto e vengono poi esposti i progetti realizzati nella prima annualità.
Il Programma Scuola Viva, in coerenza con quanto previsto nella programmazione del POR FSE 2014-2020, promuove la realizzazione di interventi finalizzati a rafforzare la comunità locale attraverso esperienze e percorsi di cultura e apprendimento basati sulla relazione tra scuola, territorio, imprese e cittadini. L’apertura pomeridiana di 451 scuole Campane ed il coinvolgimento di circa 3000 attori pubblico-privati, deputati a collaborare con le istituzioni scolastiche, hanno consentito il consolidamento del concetto di “Comunità educante” capace di dedicare tempi, luoghi e processi a favore dei minori per colmare il gap di sviluppo di capitale umano e contrastare i fenomeni di dispersione e abbandono scolastico che producono esiti negativi sia per il singolo individuo, che per l’intera società.
Per trovare un equilibrio tra sintesi e valorizzazione delle specificità di ogni progetto realizzato nella prima annualità (e dei relativi moduli) si è fatto riferimento alle informazioni disponibili e utilizzabili restituite dall’analisi dei cosiddetti allegati E, schede di autovalutazione compilate dalle scuole coinvolte, che, ex-post, raccontano quanto effettivamente è stato messo in pratica.
Allo stato dell’arte, questo studio si focalizza sull’analisi di 390 progetti comprendenti 2422 moduli totali, ovvero l’86,5% circa dei progetti realizzati durante il primo anno. Si tratta della quota di Istituti di cui è stato possibile reperire il materiale preso in esame a fini di analisi. Per gli Istituti rinunciatari, successivamente, sarà sviluppata una specifica analisi a latere.
L’analisi dei moduli tiene conto di due dimensioni: gli obiettivi dichiarati dalla scuola e i settori disciplinari che ne caratterizzano i contenuti. Ad ogni modulo è stato possibile assegnare fino a tre obiettivi e tre settori disciplinari diversi.
Gli obiettivi sono stati definiti secondo 17 categorie: sono state considerate le finalità comuni del programma e tutte quelle emerse in corso d’opera dall’analisi del contenuto. Per ragioni di sintesi i 17 obiettivi sono stati raggruppati in 6 macro-aree (fig.1): 1. Potenziamento delle conoscenze: finalità comune alla maggior parte delle azioni formative che da sola copre quasi il 75% dei moduli del programma; 2. Inclusione: tale macro obiettivo rientra in poco più del 10% di tutti i moduli. Comprende 6 obiettivi finalizzati a favorire l’integrazione di categorie di studenti in difficoltà: bes, stranieri, studenti con scarso rendimento, a rischio dispersione e di esclusione per questioni di genere; 3. Coesione scuola-territorio: comprende gli obiettivi che pongono la scuola come sistema aperto verso il territorio (16,6%), attraverso azioni che coinvolgono i genitori nella vita scolastica e che promuovono la coesione sociale e culturale; 4. Benessere psicologico e relazionale: è il secondo gruppo più numeroso (32,5%). Tale area contiene gli obiettivi che tendono a favorire il benessere individuale e collettivo della comunità studentesca. Esso si realizza attraverso azioni che promuovono stili di vita corretti e favoriscono i comportamenti pro-sociali. Si tratta inoltre di obiettivi che prevedono supporto psicologico e che incoraggiano a fare gruppo, sensibilizzando i destinatari a comportamenti rispettosi verso gli altri; 5. Orientamento professionale e formativo: con il 5,7% dei moduli racchiude soltanto due obiettivi: essi prefigurano la realizzazione di percorsi di orientamento formativo verso il mondo del lavoro e i percorsi di alternanza scuola-lavoro; 6. Metodo di studio è un gruppo di obiettivi che interessa il 2,6% di moduli. È utile precisare che ciascun modulo potrebbe ricadere in più categorie: per questa ragione si è deciso di formare una nuova variabile dicotomica con la funzione di distinguere i moduli che hanno previsto un trasferimento di competenze (dunque la prima categoria qui analizzata), ovvero quasi il 75%, da quelli che invece hanno posto in essere esclusivamente obiettivi che puntano a rafforzare le competenze sociali e relazionali (i restanti 5 macro-obiettivi, riguardano complessivamente quasi il 25% dei moduli).
Fig. 1 – Istogramma dei Macro-obiettivi (%)
Per quanto riguarda il settore disciplinare dei contenuti del modulo, la declinazione è risultata ancora più variegata e ha portato a un totale di 68 campi disciplinari che mostrano la ricchezza formativa offerta dal programma Scuola Viva: laboratori di teatro, inglese, giornalismo, diritto, cucina, primo soccorso, maneggio e scacchi, rappresentano solo un piccolo esempio dell’eterogeneità tematica degli interventi. L’operazione di sintesi, in questo caso, ha individuato due macro-categorie (fig. 2): “competenze specialistiche” utili al potenziamento di abilità extra-curriculari; “competenze chiave”, ovvero competenze insegnate tradizionalmente durante l’orario curriculare. Dalla figura 2 emerge la prevalenza della prima macro categoria: ciò non sorprende se si considera che il programma Scuola Viva abbia mirato a sviluppare negli studenti quelle conoscenze che non trovano sufficiente spazio durante le attività didattiche quotidiane. I campi disciplinari extra-curriculari maggiormente sviluppati sono teatro (11%), musica (9%), sport (7,7%) e sostenibilità ambientale (6,6%). Tra i campi curriculari invece ampio spazio è stato dato alla lingua inglese (6,2%), all’educazione civica (3,8%) e alle materie che richiamano le competenze informatiche, matematiche e scientifiche (rispettivamente 3,8%, 3,5%, e 1,2%).
Fig. 2 – Settori disciplinari per macro-categorie, v.a. e (%).
Per operare una sintesi, sono state elaborate due nuove variabili: trasferimento di conoscenze e competenze – dicotomica sì/no – relativa all’obiettivo del modulo (fig. 3) e la variabile tipo di competenze (fig. 4), relativa al settore disciplinare del modulo – tricotomica: competenze chiave, competenze specialistiche, competenze miste – le quali sono state opportunamente combinate per ottenere un indice tipologico dei moduli (fig. 5).
Fig. 3 – Variabile di sintesi 1: Tipo di obiettivo, v.a. e (%)
Fig. 4 – Variabile di sintesi 2: Tipo di settore disciplinare, v.a. e (%)
Fig. 5 – Indice tipologico di tradizione – innovatività dei moduli Scuola Viva, v.a. e (%)
L’istogramma presentato nella figura 6 mostra la distribuzione grafica delle frequenze dell’indice e consente di riprodurre visivamente la “quasi-ordinalità” che abbiamo attribuito allo stesso: esso implica un continuum che da un lato definisce la natura tradizionale del modulo, e dall’altro quella innovativa. Si definisce “quasi-ordinale” perché le categorie, benché ordinabili conservano un’autonomia semantica elevata in quanto combinazione di variabili categoriali non ordinali. È importante chiarire che il titolo assegnato all’indice non rappresenta un giudizio di valore sbilanciato a favore delle componenti ritenute più innovative. L’efficacia dell’indice sta nella capacità di incontrare gli effettivi bisogni educativi/formativi e rispondere a questi adeguatamente.
Rispetto alle frequenze, la maggior parte dei moduli si addensa nelle due categorie centrali: poco più dell’80% dei moduli Scuola Viva sviluppano competenze esclusivamente extracurriculari. Tuttavia, va rimarcata la differenza tra i due profili che risiede nell’obiettivo: la categoria più frequente è quella dei moduli che definiscono obiettivi legati al trasferimento di competenze e conoscenze. I profili che si trovano lungo le posizioni più estreme sono anche quelli con frequenze meno elevate. I profili più “tradizionali” (doposcuola tradizionale e formazione tradizionale) coprono insieme poco più del 10% del totale dei moduli: essi sono stati sviluppati su ambiti disciplinari curriculari benché con finalità opposte. Dall’altro lato, si trovano le categorie nelle quali ricadono i moduli connotati da una forte innovatività (doposcuola innovativo e formazione innovativa rispettivamente 6,3% e 1,9% dei moduli) nella misura in cui hanno affrontato tematiche disciplinari miste secondo due finalità differenti: i moduli di doposcuola innovativo miravano al trasferimento di conoscenze mentre quelli di formazione innovativa non presentavano, almeno esplicitamente, finalità didattiche tradizionali.
Fig. 6 – Istogramma delle categorie dell’indice tipologico: tradizione – innovazione
Dall’analisi riferita alla I annualità emerge chiaramente il valore sociale delle scuole come luogo di ricerca e sperimentazione di metodologie didattiche innovative e partecipative, realizzate grazie al coinvolgimento attivo di enti non profit, di soggetti privati, di altri enti pubblici, inverando i principi della nostra Costituzione come la sussidiarietà orizzontale enucleata all’articolo 118.
Il dato più evidente che emerge dall’analisi sin qui esposta è che i progetti realizzati nella prima annualità rispondono pienamente all’esigenza di migliorare l’offerta formativa preparando i discenti ai cambiamenti del mercato del lavoro ed educandoli alla cittadinanza attiva in società globali, inclusive, mobili e digitali.